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La mia foto
Spezzano, Modena, Italy
Inguaribilmente energetica, e contagiosa.

14 giugno, 2012

VINO E MIRRA

(Foto: Angelo Colonna)

"Fatti il segno della croce!".
Mia nonna è sempre stata molto rigorosa, in proposito.
Che si passasse davanti alla chiesa di Spezzano (o qualsiasi altra chiesa, ma di solito era quella di Spezzano) in bici, a piedi o in macchina, un rapido tocco fronte, petto, spalla sinistra e spalla destra era d'obbligo. Poi si poteva ricominciare a fare il diavolo a quattro, ma solo dopo la parentesi pia, come una tregua. Indiscutibile.
Chissà perché, poi..
Non le ho mai chiesto il motivo.
E non le ho mai chiesto perché aspettasse che mio nonno finisse di piantare i fagiolini nell'orto, concimando magari ampiamente il terreno e l'atmosfera circostante con grasse bestemmie, e dopo arrivasse lei, sui cavicchi di sostegno alle piantine giovani, e incrociasse degli altri bastoncini, sulla sommità, legandoli con lo spago.
Tante piccole croci, a propiziare una crescita miracolosa.
E ancora, la catenina presa per la cresima: era anche un oggetto insolitamente vezzoso, per essere stato scelto da mia nonna. Fatto con gli zirconi incastonati sull'argento. E' l'unico monile che indosso per una ragione ben precisa, che non sia puramente estetica.
Quando ho paura. Quando devo lottare. Quando non sono sicura.
Ieri sera mi è venuto in mente che non mi ricordavo cosa avesse bevuto Gesù prima della crocifissione.
Tiro fuori la mia vecchia Bibbia, che semina polvere ad ogni sfogliata di pagina, e leggo Matteo: a Gesù, prima di morire, sono offerte due cose da bere. L'ultima, che lui rifiuta, è una spugna imbevuta di acqua e aceto: l'aceto serviva per disinfettare l'acqua di dubbia purezza. In pratica, il soldato, per pietà, gli voleva offrire da bere la stessa cosa che beveva anche lui. 
A me, però, interessava la bevanda che Gesù aveva bevuto prima, appena arrivato al Golgota.
Matteo parla di vino e fiele, ma è probabile che si tratti soltando di un errore, o che genericamente Matteo volesse alludere al sapore amaro della mirra.

L'altro evangelista Marco parla di vino e mirra, più correttamente: si tratta di una bevanda antidolorifica, e dopante. E Gesù la beve.
Gesù si droga prima di essere crocefisso.

E' solo uno dei tanti messaggi rivoluzionari che arrivano da Gesù, e lo trovo di una bellezza sconvolgente.
"Ma che religione può usare come proprio simbolo uno strumento di tortura?".
Io non mi accodo a tutti quei predicatori zelanti che provano a farlo passare come un messaggio di amore: dio ci ha dato suo figlio, sacrificandolo, per far sì che tutti i nostri peccati fossero cancellati. Anzi, mangiate letteralmente la sua carne, e bevete il suo sangue, e tornerete puri.
Se ce la raccontassero per la prima volta, sembrerebbe una trama di un film horror scadente, in cui si narra la storia di una setta delirante, cannibale ed estremista.
Salvo poi trasfigurare la croce in un oggetto divino, innocuo, ben lontano dalla tortura e dalla morte: nella foto qui sopra, sono solo lenzuola immacolate, leggere, drappeggiate con eleganza. Gesù ha i capelli svolazzanti come una rockstar, e il sudario (pudicamente utilizzato come pareo per coprire una nudità scomoda) si allunga in ampie volute di gloria, per niente casuali o naturali.
Addirittura, i chiodi sono scomparsi.
Le braccia si levano a rendere grazie.
Ma non è così, purtroppo: l'ultimo grido è un urlo di disperazione, di dolore, di abbandono. E la croce è, e rimane, uno strumento di morte.
Perché la porto ancora addosso, allora?
Perché ogni volta che entro in chiesa (sempre più raramente), la mano intinta nell'acqua santa mi vola alla fronte, sterno e alle due spalle?
Perché l'ho pure attaccata alle mie spalle, nello studio nuovo, ormai scurito il legno dal tempo e il metallo ossidato dagli anni?
Perché Gesù, prima di morire, si droga.
Perché vuole evitare il dolore. Perché ha paura.
Perché è un uomo.
E' vero: dio mi ama. E lo devo cercare.
Ma non lo troverò in un dio rabbioso, che manda terremoti, o malattie, o figli handicappati, per punire i peccatori. Lo trovo sul mio petto.
Perché dio è un uomo, e una donna, come me. 
Io non sono un dio: ma ci si prova, a fare del nostro meglio.
Perché anche dio si droga. E vuole evitare il dolore. E ama le donne. E si incazza, cacciando i mercanti dal tempio. E piange quando muore un amico.
E muore.
Me lo ricordo tutte le volte che mi faccio il segno della croce.