Informazioni personali

La mia foto
Spezzano, Modena, Italy
Inguaribilmente energetica, e contagiosa.

31 ottobre, 2007

???


Sono andata a mangiare da mia nonna.
Mi fa sempre effetto, vedere con quanta cura custodisca le mie foto, dalle origini ai giorni nostri: i calzetti corti dell'asilo, il ciuffo cotonato dei 16 anni, la corona d'alloro della laurea. Arrivo e mi fa un'osservazione qualsiasi sui miei vestiti: una volta è la gonna troppo corta, un'altra volta è la camicia troppo scollata.. oggi è il colore delle guance troppo pallido. Sorrido con tenerezza e mi metto al tavolo rotondo che, una volta, era gremito di parenti, il nonno che sovrastava tutti e chiedeva silenzio per ascoltare il telegiornale. Tegami grandi e fumanti che facevano la spola dalla cucina alla sala, per sfamare il branco e soprattutto i cuccioli. Oggi la casa è vuota, e ci sono io. Anche le porzioni sono più piccole. Tegamini mini. La nonna mi mente, dicendo che ha già mangiato. Lo so che non è vero: non mangiava neanche quando eravamo tutti lì! Lei se ne stava in disparte, di fianco ai fornelli, e si nutriva delle nostre facce soddisfatte che masticavano a più non posso.
Mi porta un piatto di fusilli ai funghi.
Pianto la forchetta nella pasta, con un dubbio in testa: "Ma nonna, sei andata a funghi? Ma quando, che è un sacco di tempo che la mamma non ti ci porta?".
E lei, tutta contenta, come se mi svelasse un segreto: "Non ci sono andata.. oh, non ci crederai, ma questi funghi li ho trovati qui a Spezzano, ai giardini pubblici, sotto un pino!". Mi si blocca il boccone a metà della gola. FUNGHI A SPEZZANO? Se non sono velenosi, sicuramente saranno tossici per aver aspirato nutrimento da questa terra intrisa di fanghi ceramici. Morirò, con il fegato che implora pietà. Uccisa da un piatto di funghi di città.
Poi guardo mia nonna: sorride. Per la soddisfazione di aver trovato questo regalo della natura in mezzo al cemento. Mi ricorda un racconto di Marcovaldo (che, guarda caso, termina in una corsia di ospedale, dopo una lavanda gastrica).. "Ti piacciono?"
Li ho mangiati tutti.
Anche se sapevano di piombo.

22 ottobre, 2007

TORTA SALATA CON SALSICCIA E PATATE


Prendete la parta sfoglia, quella compera, da srotolare.. Adagiatela su uno stampo da pizza, lasciando un bel bordino in verticale, almeno di tre dita (se bucate la sfoglia, non si gonfia come un pallone: ma se la bucate troppo, il ripeno cola sul fondo.. all'occhio!). Sbattete a parte 4 uova, unite la salsiccia a pezzetti, un pizzicotto di pepe e uno di sale, patate già lessate tagliate a cubetti e, se vi va, un po' di formaggio grattugiato. Dopo versate il composto (mica tanto liquido, mi raccomando, per colpa dei forellini di cui sopra.. se vi è venuto troppo poco denso, aggiungete un po' di pan grattato.. non ancora del formaggio che se no diventa troppo salato!) nello stampo, sopra la pasta adagiata. Chiudete con un'altra sfoglia, da srotolare. Tagliuzzate via con un coltello la pasta che sporge dal bordino, e usate gli avanzi per fare delle decorazioni stupide sulla torta, oppure buttateli via.. Infornate la torta a 200°, aspettando che la superficie diventi bella dorata.
Mangiata calda, la torta salata è uno spettacolo della natura.
Mangiata riscaldata, forse è ancora più buona.
Ma mangiata fredda, la torta salata è quanto di più letale ci sia su una tavola..
Ieri pomeriggio la torta fredda andava giù a fatica, con bocconi amari masticati controvoglia.
Un clima falsamente festoso, con la musica troppo alta.
Voglia di coprire la delusione con una bella dormita.
E invece no. Bisogna sempre essere simpatici, allegri e disponibili.
Nulla di male, se la torta fosse calda: non costa niente un gesto gentile, quando una persona sta bene di suo. Ma un gesto gentile quando uno ha proprio i maroni girati, è come una fetta di torta fredda, infida, che si acquatta nello stomaco per ricordarti che stai male. Stavolta non si piange. Ma si rimugina tra succhi gastrici acidi.

15 ottobre, 2007

CIOCCOLATO GIANDUJA LATTE CON NOCI DI SORRENTO


E' da considerare doping?
Il corpo si lamenta.
Tutto fa male.
Tutto tira.
Tutto sembra al posto sbagliato.
Come un mazzo di carte prima del gioco, che viene rimestato più e più volte.
La testa vuole che tu faccia allenamento, per imparare, per migliorare, per mettere a punto.
Ma il corpo non risponde. Si rifiuta.
Ma la testa è più furba del corpo.
Vede questa elegante coppetta di vetro smerigliato.
Vede la dicitura invitante sull'etichetta.
Vede la carta dorata che avvolge un'altra preziosità.
Il corpo capisce, e abbocca immediatamente come un allocco: manda l'ordine alla bocca di produrre abbondante salivazione.
La cartina scivola dal corpo morbido, mantenendo le più rosee promesse.
Il cioccolato si spande sulla lingua. Aderisce al palato. Invade di benessere tutto il corpo.
Che finalmente tace, appagato.
E' da considerare doping?