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Spezzano, Modena, Italy
Inguaribilmente energetica, e contagiosa.

29 settembre, 2008

ANCHE GEORGE CLOONEY AFFETTA LE CAROTE


... e cominciano a trovarsi in giro volantini preoccupanti, del tipo: "Corsi di cucina solo per uomini". Non per uomini soli (come cantavano i Pooh, nella peggior canzone della storia della musica italiana) ma per soli uomini: senza implicazioni becere del genere sushi-servito-sul-corpo-nudo-di-una-modella-giapponese. Apro il volantino: la prima sera si parla di cioccolato. La seconda di happy hour (sottotitolo: stuzzichini per i tuoi amici). La terza e ultima sera un'esaltante: "La cena a lume di candela - una sorpresa per la tua lei a San Valentino". Dunque, riassumendo: la dieta dell'uomo tipo (secondo il volantino che ho sotto mano) sarebbe a base di dolci e piatti di accompagnamento alle birre, mentre le pentole servirebbero solo per ammorbidire una pollastra prima di zomparle addosso. Molto istruttivo. E George Clooney cosa c'entra? Ho visto Burn After Reading, e uno dei duecentoquarantasei motivi per cui mi è piaciuto è proprio George Clooney che affetta le carote per l'insalata: per quel gusto sopraffino dei Fratelli Coen di ridurre a pezzettini gli eroi perfetti di Hollywood. Brad Pitt ridicolizzato da delle meches criminali, su quel viso baciato dagli dei. Tilda Swinton odiosa fino a tirarti via gli schiaffi dalle mani. Un libro per bambini che parla di un'interrogazione parlamentare interrotta da uno starnuto. Infine: un sublime John Malkovich in vestaglia e accetta.
In effetti, ultimamente, ci sono momenti in cui mi sembra di essere catapultata in un film dei Fratelli Coen. Volantini di cucina per soli uomini a parte. Ieri sera, in treno. Vedo un signore con occhialini ed evidente riportino al centro del cranio (tiro ad indovinare: professorino eternamente non di ruolo), che chiosa con una bella ragazza seduta di fronte a lui, sperando di sedurla scoccando l'unica freccia al suo arco: la conversazione forbita.
Inciampa malauguratamente sopra un congiuntivo infelice, dal quale cerca di liberarsi con visibile imbarazzo: "D'altronde, al giorno d'oggi il congiuntivo non lo usa più nessuno!", ammiccando grossolanamente, ed indicando il giovanotto seduto alla destra della signorina. Capello lungo, mutanda stinta a vista fuori dai pantaloni della tuta, e una partita molto concentrata sul videogioco di un computer portatile. Belloccio, e trasandato. Il giovanotto leva per un istante gli occhioni blu dal videogioco, fissa l'uomo sotto al riportino, e lo inchioda: "Personalmente, cerco di usare il congiuntivo quanto più mi sia possibile". Indovinate a quale dei due passeggeri la bella fanciulla del treno avrà donato il cuore ed il sorriso?..

24 settembre, 2008

IL MATRIMONIO DEL MIO MIGLIORE AMICO



"Stai fermo così..."
Il nodo alla cravatta è fissato in maniera approssimativa. Non li so fare, e sbaglio sempre la lunghezza dei due lembi. E il momento più difficile è quando cerco di addomesticare il colletto inamidato e rigido su quel collo poderoso. Collo di pilone. Largo e solido. Stretto dai bottoni, come se fosse in gabbia. Passato il primo momento di rigidità, lo guardo molto soddisfatta. Non so perché i rugbysti abbiano questa naturale grazia innata, che li porti ad indossare così disinvoltamente il vestito elegante.
La mamma dello sposo scalpita già da ore, al piano di sopra. Si sentono quei piccoli tacchetti che vagano senza posa da un capo all'altro del pavimento, sentra trovare tregua. Molto più posato il padre dello sposo, serafico, sotto quel cappello a larghe tese che non abbandonerà mai, per tutta la giornata.
Un caffè, per calmare me e la mamma dello sposo. Che tremiamo, con le tazzine a mezz'aria. Ennio mi prende le chiavi della macchina, saggiamente. Non è una buona idea che mi metta a guidare, per andare da Gianca. Li troviamo in giardino, che cercano di tener buoni i cani. Sono bellissimi, e la Cri rotea il mazzetto di rose lanciando bianchi sorrisi da tutte le parti. Impeccabile, in pantalone stretto a sigaretta, color rosa antico, con quell'unico vezzo dei tacchi iperbolici, su cui slanciarsi verso l'infinito ed oltre. Perché stamattina si sposano..
Chi si sposa, di lunedì mattina?
Solo i fiorai. E le parrucchiere, appunto.
Davanti al municipio si avvicina un tizio curioso, che becca proprio lo sposo, e gli chiede: "Ma c'è un matrimonio, stamattina? E chi si sposa?". Il fratello di Gianca, con moglie fiammeggiante e prole al seguito, arriva in ritardo perché pensava che il matrimonio fosse il lunedì successivo.
E, per ultima, arriva la fascia tricolore.
Non respiro per tutta la durata della cerimonia. Un minuto.
Ci si mette di più a fare le foto che a sposarsi.
Ci rilassiamo solo al momento dell'aperitivo, allungati sulle sedie di vimini, nell'atmosfera da cabò generale per essere lì a sorseggiare spritz e mangiare olive, in abiti da festa, quando di solito saremmo a lavorare (anche piuttosto incazzati, da lunedì mattina).
Il pranzo, invece, è al pub. Altra sensazione di scambio di ruoli non indifferente. Dove adesso prendiamo posto, per mangiare tortelli verdi e risotto ai funghi, l'ultima volta ci ho visto Gianca suonare. Le foto dei grandi del rock ci guardano benigni le spalle, mentre cominciamo a vuotare le bottiglie di lambrusco. Il nonno novantenne si addormenta poggiando la fronte sul tavolo.
Dispongo le damigelle come per una partita di rugby a sette, per la ricezione del calcio d'inizio. Solo che viene lanciato il bouquet.
E infine arriva "lei".
Le torte, quando vanno in paradiso, diventano questa santa torta.. E ci vanno solo se sono molto buone.
Una torta celestiale. Un coro d'angeli. Una Saint Honoré.. Non avrò mai il coraggio neppure di tentare, una torta simile. Un abbraccio di granella di nocciole, a suggellare le nuvolette di panna, di cioccolato, i bignè di crema.
Domani, Gianca invierà le partecipazioni: "...annunciano con gioia il loro matrimonio, avvenuto ieri 22-09-2008 alle ore 10.45 presso il Municipio del comune di Scandiano (RE) alla presenza di familiari e testimoni".
Noi li lasciamo a casa loro, scaricati con la Pallina lavata per la prima volta, proprio in onore del matrimonio del mio migliore amico, del mio fratello, brilli, per la loro prima siesta di nozze.
Serve poi tanto per sposarsi?
No. In fin dei conti.. Un tizio con una fascia tricolore chiede: "Oh, ti va bene di stare con lui/lei?".
"Sì (se no mica venivamo qui, no?! Ti pare?.. ma questo solo pensato)".
"Va beh, allora va bene. Siete sposati. E adesso, baciatevi".
FINE
Fine? Col cavolo. Gianca si è girato verso di me, sulle scale, prima di arrivare dal tizio con la fascia tricolore. Mi sorride: "Facciamo anche questa?". Sorrido a mia volta.. Sì, se no mica venivo qui vestita come una torta Saint Honoré di lunedì mattina, ti pare? Ora comincia di nuovo tutto quanto. Hai ragione, a sposarti di lunedì mattina. E' come se fosse un lunedì mattina nella tua vita: una fase iniziale, appena partita.
Per la cronaca. Il mio pilone ha stoicamente tenuto la cravatta per tutta la giornata. Credo che sia partito solo il primo bottone del colletto (per principio di asfissia), ma solo dopo l'inizio del pranzo. Ci vuole un giusto e meritato riconoscimento.