Non sono mai riuscita a separare bene l'albume e il tuorlo dell'uovo.
Lo confesso.
Per lo zabaione, in cui è importantissimo che non trapeli neppure un po' di bianco. Perché si sente, nonostante lo zucchero tenda a coprire un po' il misfatto: sbattere il tutto furiosamente, fino a che la spuma gialla schiarisca, non serve quasi a nulla.
Il marchio della vergogna della cuoca rimarrà indelebile alle papille.
Separare le altre persone è facile.
Arriva in studio una piccola donna che tortura nervosamente la tracolla della borsa. Una piccola donna che si è pettinata con cura, prima di venire dall'avvocato. Una piccola donna che non sa dove cominciare: come si fa a parlare ad una perfetta estranea del dolore di un matrimonio finito?
E con il passare dei minuti, la tracolla della borsa è attorcigliata come un serpente. L'imbarazzo trascolora in rabbia trattenuta per troppo tempo. La piccola donna vorrebbe essere davanti al suo futuro ex marito per dirgliene (o dargliene) quattro.
Le separazioni, invece, diventano più problematiche quanto più vicino arrivano a toccarci.
Ieri sera il trillo del telefono mi fa fare la conoscenza con il figlio del mio ex marito: una foto, fuori fuoco, e tra le braccia di quell'uomo c'è un uomo piccolissimo, con gli occhi chiusi, tutto infagottato nel suo corpo nuovo nuovo, con cui dovrà fare conoscenza e con cui dovrà vivere tutta una vita.
Il corpo dell'uomo grande sembra la custodia del corpo piccolo piccolo. Vengono uno dall'altro, come tuorlo e albume. E un giorno si separeranno, quando quelle gambe riusciranno a camminare lontano da sole.
Cancello la foto sul telefono, consapevole di quanto la mia separazione sia diventata veramente siderale.
Per quanto dolorosa appaia sul momento, la separazione generalmente è un bene: guai alle persone che dovrebbero essere unite, e invece sono separate senza saperlo. Pur vivendo nella stessa tana, pur dormendo tra le stesse lenzuola. E mi vien da abbracciare questa ragazza solare e bellissima, ferita nei propri sentimenti da un uomo che l'ha illusa, e non la merita. Non la conosco, non so la sua storia. Ma l'ho bersagliata di uno dei miei slanci istintivi di affetto, e credo di non aver lasciato cadere un bel gesto nel vuoto.
E c'è quest'altra separazione, con cui ho a che fare.
Una separazione fisica, non voluta. Una lontananza di luoghi che, in alcuni momenti, diventa dolorosa, per la voglia di una persona. Di averla vicino, di toccarla, di sapere che non è tutto un sogno, ma che sta succedendo davvero.
Quanto poco basta per essere felici! Quanto poco basta per insinuare un dubbio o una paura! Quando gli occhi non si specchiano a vicenda, e bisogna interpretare, immaginare, ipotizzare.
Una separazione tutta tesa al prossimo ritrovarsi. Una separazione che non è una separazione: è una sospensione accidentale della fusione tra due vite.
4 commenti:
L'albume crea sempre problemi... bisogna essere bravi a separarlo, ma richiede una delicatezza fuori dal comune anche incorporarlo (quando è montato a neve, p.e.).
E mi fermo qua, altrimenti il commento diventa più lungo del post...
:D
però è sempre caldo sentirsi in QUEL guscio, no? :)
io sono assolutamente bravissima a separare il rosso dal bianco, sono brava pure a farlo oscillare nel guscio con una mano sola...ma sulle altre separazioni non sono un granchè...vedi Larissa mia, in qualche modo ci completiamo, dove non arrivo io arrivi tu... :)
..se ti può consolare io non riesco a separare i bianchi dai colorati. E comunque per me va bene l'occhio di bue :D
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