Ancora patate? Eh, non l'ho scelto io.
Sivvede che era destino, come direbbe il buon Paz.
24 ore di films, tutti impilati uno sopra l'altro. Per rimettersi in pari con le grandi pellicole mancate. Per ricordarsi le battute migliori. Per sentito dire. Per caso. Perché ci sono delle belle scene di combattimento. Per stare sdraiati e navigare in un piumone grande grande e morbido, e mangiare di continuo. E fregare la legna dal vicino di casa, quando la nostra scorta è finita.
Porco cane, rimangono le orme sulla neve! Non lasciamo tracce del misfatto.. Cammina un po' a caso nel cortile. Se no risalgono subito a noi.. E fanno come quel tipo matto, che ha scavato in uno dei suoi tronchetti da bruciare, lo ha imbottito di raudi, ha ricoperto il foro esterno con lo stucco, e ha aspettato. Il giorno dopo, la Polizia ha suonato alla sua porta: "Guardi, è esplosa una stufa nella casa di Tal dei Tali. Lei sa mica niente?". C'erano le impronte dei cerchi della stufa marchiate a fuoco sul soffitto del ladro. E io mi immagino l'espressione indifferente del proprietario della legna: "No, non ne so niente!". Ma una lieve increspatura del lato della bocca, un accenno di sogghigno, per la vendetta compiuta.
"Io non sono sono un'idea, Joel, ma una ragazza incasinata che cerca la sua pace mentale. Non sono perfetta".
Bisogna prendere quattro belle patate.
Clementine ci faceva bambole. Le vestiva con cura. La più brutta di tutte si chiamava proprio come lei, Clementine. E lei la sgridava di continuo. "Non essere così brutta! Sii bella!", come se cambiare la bambola avrebbe misteriosamente fatto cambiare anche lei.
Io non vesto le patate. Le lavo con cura. Le spazzolo. Le asciugo. Con uno stuzzicadenti faccio tanti tanti buchini. Poi strofino la buccia con poco sale. Metto in forno già caldo, a 180 gradi, per un'ora. Facciamo in tempo a guardare due terzi di film, e a bere una bottiglia di vino.
Dopo la bottiglia di vino, e con lo sguardo sul film che digrada lentamente verso il finale, taglio le patate a metà per il lungo. E ne svuoto l'interno, con un cucchiaio. La polpa va in una terrina, insieme a due salsicce senza pelle, già un po' schiacciate. Un uovo, un po' di formaggio grattugiato. Aglio (non così tanto, disgraziata!) e rosmarino. Sale e pepe. Abbraccio amorevolmente la terrina, e comincio ad amalgamare il tutto, con una forchetta, aggiungendo un po' di panna. Il ripieno arricchito torna dentro le patate scavate, e le patate tornano in forno, per altri dieci minuti, a gratinare.
The End.
Mi cancelleresti mai?
Bah.. Non c'è neanche gusto a guardare i film tristi! Ennio ha già la bocca piena e la faccia beata. Va beh, dai! Guardiamo il film quèlo che se menano..
6 commenti:
"Quando la patata imperversa, il plantigrado soffre" (Anonimo)
Per cortesia, cambiare ingrediente... grazie...
:D
The eternal sunshine of the spotless mind ....
Ma non è triste Laretta mia bella ... è uno dei miei cult.
Comunque troppa patata a quel ragazzo eheheheh :X
la patata non e' mai abbastanza
sì..ma sarebbe inutile
viva le patate! a me fanno uno strano effetto tutti sti discorsi sulle patate altre... perchè giù da noi la patata è solo quella che si mangia!
ierisera ci ho centato con uno sformato di patate e ho pensato a questo post, così poi ci ho scrittouna poesia!
però eternal sunshine è davvero un film bellissimo!
lillo, anche a me suonava strano quando ero a milano e la gente ridacchiava quando dicevo "potrei vivere solo di patate"...ma mi sono presa le mie soddisfazioni quando LORO dicevano "che voglia di pizza!" :DDD
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