(foto di: Fiammetta "Unforgettable Filini" Cosola)
Per la granita alla siciliana ci vogliono quattro bicchieri d'acqua, due bicchieri di zucchero e un bicchiere di limone spremuto (a cui bisogna togliere i semi). Bisogna far bollire l'acqua, dopo di che si scioglie dentro lo zucchero. Altri dieci minuti a bollire, poi va spento il fuoco e lasciato raffreddare. Alla fine si unisce anche il succo di limoni, messo il tutto in un contenitore rigorosamente chiuso e va lasciato in freezer per 24 ore.
Per la granita alla siciliana ci vogliono quattro bicchieri d'acqua, due bicchieri di zucchero e un bicchiere di limone spremuto (a cui bisogna togliere i semi). Bisogna far bollire l'acqua, dopo di che si scioglie dentro lo zucchero. Altri dieci minuti a bollire, poi va spento il fuoco e lasciato raffreddare. Alla fine si unisce anche il succo di limoni, messo il tutto in un contenitore rigorosamente chiuso e va lasciato in freezer per 24 ore.
Il giorno dopo bisogna rompere il ghiaccio (fuori di metafora, naturalmente) e va frullato tutto quanto. Poi di nuovo nel congelatore, e dopo qualche ora si mette ancora tutto di nuovo nel frullatore. Manca ancora un'ora, in cui mettere il preparato in congelatore, e finalmente la granita, bella cremosa al punto giusto, può essere servita.
Dicono che a Messina la servano insieme alla panna.
Io preferisco senza.
Un sapore semplice che ti arriva dritto al cervello, soprattutto se la mangi dopo un lauto pasto, in queste lunghe giornate afose senza rimedio alla calura.
Dall'altra parte dello stivale rispetto a Messina, ieri eravamo a Milano.
Sull'erba di San Siro.
A respirare l'umido, il calore e la calca di altre 77.000 persone.
Ricorderò con infinito terrore il tragitto in metro sulla linea 1, direzione Rho Fiera, dalla fermata Duomo a quella di Piazza Lotto. Stavo abbarbicata sulle spalle di Ennio come aggrappata ad una scialuppa in mezzo ad un fiume di lava umana.
Poi il ghiaccio, da chiudere gli occhi ed assaporare:
Walk on by
Walk on through
Walk 'til you run
And don't look back
For here I am
E dire che ne ho visti tanti, di concerti, fino ad ora.
Ma quel momento, quel preciso istante in mezzo ad altri mille istanti, era disegnato esattamente.
Ho fermato la corsa pazza, e mi sono vista lì.
77.000 teste, più altre 4 in mezzo alle altre.
Un'astronave fatta di moduli esagonali luminescenti.
Le gocce di pioggia che scintillavano sui fari giganteschi, sopra quel ragno alieno con le zampe conficcate sul prato di San Siro.
L'impressione dal mio punto di vista era veramente vertiginosa. Una spirale umana che si innalzava, fino all'ultimo anello, fino a non poter distinguere le singole persone.
E quelle note scavavano nella storia di ciascuna delle 77.000 teste.
L'unico che ha reso pubblica la sua storia è stato proprio Bono: quando ha chiamato sul palco la sua bellissima figlia, ormai donna, tradendo (volontariamente) una smagliatura umanissima nel personaggio di profeta/idolo/pigmalione, e dicendo che sua figlia, l'ultima volta che era salita sul palco, aveva tre anni.
Sono usciti così, semplicemente camminando a fianco, questi quattro amici che hanno passato insieme una vita, salutando con la mano.
3 commenti:
:')
anche per me, e di concerti ne ho visti pure tanti, quello degli U2, il Pop Mart Tour del 97, è stato il più emozionante...così tanto che mi sono rifiutata di rivederli, per non rovinare il ricordo perfetto di quella giornata..ma ora, a leggere le tue parole, mi pento e mi dolgo perchè sento che avrei solo potuto rinforzare le emozioni venendo a milano :-)
e vabbbbè, sarà per la prossima :)
Ohi...mi sono commossa!!!!!!
Posta un commento