Informazioni personali

La mia foto
Spezzano, Modena, Italy
Inguaribilmente energetica, e contagiosa.

29 agosto, 2007

LA CARBONARA MERIDIONALE



La chiamava così, il mio avvocato. Quando facevamo tardi in studio, perché un interrogatorio durava più del previsto, o un Giudice ci metteva un sacco di tempo a deliberare, l'avvocato appoggiava la borsa di cuoio e mi apriva la porta attigua allo studio, dove aveva la cucina "da battaglia": "Lara, Resta a mangiare con me???".

Abbiamo passato 5 anni assieme, un sacco di tempo, un sacco di problemi risolti, preoccupazioni, rotture di maroni, occhi stropicciati per aver passato troppo tempo davanti ad un computer.

Ma mi ha sempre dato del "Lei". E mi ha sempre stretto la mano per salutarmi.

Riponeva la giacca, infilava la cravatta tra un bottone e l'altro della camicia, all'interno. Un grembiule per coprire i pantaloni e si metteva ai fornelli, rimboccandosi le maniche.

Bisogna far soffriggere l'aglio precedentemente triturato, fino a farlo dorare. Aggiungere il peperoncino e un poco di prezzemolo. Grattugiare una pagnottina di pane secco e una manciata di pecorino.

Gli spaghetti sono pronti in un attimo. Va aggiunto il soffritto, poi il pane grattugiato e, in ultimo, il pecorino.

E' un piatto di una semplicità disarmante. L'avvocato, di solito, mi preparava anche una frittata. E, sempre, un dolcino a fine pasto, prima del caffè. Va bene il pasto rapido, ma il dolcino non deve mai mancare! Non si sa mai che mi manchino le forze, per la seconda parte della giornata in ufficio.

Quando si tornava di là, in studio, non rimaneva nulla di questa parentesi casalinga in mezzo al lavoro, se non un vago sentore di buono, sui vestiti. E la cravatta dentro la camicia se l'avvocato se la dimenticava.

Oggi preparo la "carbonara meridionale" solo quando ho molta molta fretta. E mi vien da sorridere, pensando all'avvocato calabrese che scrive le poesie e si rimbocca le maniche per cucinare alla sua praticante.

20 agosto, 2007

WURSTEL

 Piccola salsiccia. Almeno, questo è quello che recita il vocabolario.
Siamo a zonzo, in moto, un po' in Germania e un po' in Austria.
Molta acqua, dal cielo, nei torrenti rigonfi, nel verde sfavillante di queste piante che non conoscono siccità. Ma acqua in tavola molto poca.
Come si fa a dire ad un'emiliana che quel bego nel piatto è una piccola salsiccia? La carne (non necessariamente di maiale, e già qui mi si storce il nasino, ma anche pollo, tacchino), per lo più scarti ed interiora, viene sminuzzata in pezzettini indistinguibili, insieme a grasso, spezie, acqua e... chissà! Li chiamano addittivi. Tutto finisce in un budello liscio liscio. A volte insieme ad altre bontà: più volte ho affrontato i temibilissimi Berner Würstel, dentro i quali si inglobano alla ciccia dei tocchetti di formaggio, e il tutto è avvolto da una fetta di speck.
La mattina occhieggiano dai vassoi salumi non meglio identificati. La lingua si stufa presto di tutto questo piccante pepato. La pancia lievita, complice anche il fiume di birra che occorre bere per entrare completamente nello spirito dei luoghi.
E i dolci, spugnosi, invitanti, immensi, glassati come la neve che copre le sommità di queste montagne poco gentili. Picchi e asperità, come nella lingua dalle lunghe parole, dalle dieresi e dalle "acca" catarrose.
Ultimo giorno, ricordino dai monti: è un piccolo grande gesto di ribellione del mio corpo, nella pieghetta tra il naso e la guancia. Ho una piccola cima sul viso, un piccolo monticello che mi segnala: attenzione, qui dentro stiamo facendo fatica a smaltire tutto quanto! Datti una regolata..

02 agosto, 2007

PRUGNA


Ne arriva un cestino di plastica striminzito, a fine pasto!
Suggellato da un elegante fascetta di cartoncino che recita: "AGIA: Associazione Giovani Imprenditori Agricoli".
Ci guardiamo perplessi: a parte il fatto che associare l'idea di "agio" al nobile ma faticoso mestiere del contadino, suona un po' comico. Poi il Politically Correct che stride sempre a sproposito: imprenditore agricolo, per dire contadino. E giovane: che significa? Sotto i venti? Sotto i trenta? Sotto i quaranta?
Addentiamo la prugna. Oh, almeno questa è buona.
La scenografia è quella della Festa di Bosco Albergati.
E, come ogni Festa che si rispetti, è dovuta una visita all'angolo natura: quello dove i bambini trascinano i genitori riluttanti per vedere la loro prima gallina/mucca dal vivo. Sono le dieci di sera, e le mucche se ne stanno già lì con le saracinesce degli occhi abbassate, mentre i cuccioli d'uomo, lì intorno, strillano come degli invasati (recupero nella mia testa un'immgaine triste di un marchingegno ideato da mentalità sicuramente nipponica: un contenitore del latte fatto a forma di mucca di pelouche, per far capire ai bimbi da dove proviene il latte che bevono). I cuccioli della maialina nera, invece, poppano come degli invasati: sono lì, in una decina, ingordi, che sconquassano 'sta povera bestia con la forza che viene dalla fame. La povera maialina nera è l'immagine del sacrificio materno! E le galline, appunto, che contrariamente ai detti popolari sono ancora sveglie e ruspantissime.
E infine l'asino: il cartello recita "Mordicchia un po' le mani ed i vestiti". Ed infatti protende le labbra verso il mio bellissimo e tintinnante bracciale rosso. Col cavolo, bello mio.. Vai poi a mordicchiare qualcun altro!..
I ragazzi, nello spazio della villa, invece di accodarsi a questa smania di natura innaturale a tutti i costi, servono una bella lezione a tutti quanti, e accolgono i visitatori con la Sky Line di una serie di ciminiere fumanti ed il cartello di benvenuto: "ZONA INDUSTRIALE BOSCO ALBERGATI".
Chapeau..