La chiamava così, il mio avvocato. Quando facevamo tardi in studio, perché un interrogatorio durava più del previsto, o un Giudice ci metteva un sacco di tempo a deliberare, l'avvocato appoggiava la borsa di cuoio e mi apriva la porta attigua allo studio, dove aveva la cucina "da battaglia": "Lara, Resta a mangiare con me???".
Abbiamo passato 5 anni assieme, un sacco di tempo, un sacco di problemi risolti, preoccupazioni, rotture di maroni, occhi stropicciati per aver passato troppo tempo davanti ad un computer.
Ma mi ha sempre dato del "Lei". E mi ha sempre stretto la mano per salutarmi.
Riponeva la giacca, infilava la cravatta tra un bottone e l'altro della camicia, all'interno. Un grembiule per coprire i pantaloni e si metteva ai fornelli, rimboccandosi le maniche.
Bisogna far soffriggere l'aglio precedentemente triturato, fino a farlo dorare. Aggiungere il peperoncino e un poco di prezzemolo. Grattugiare una pagnottina di pane secco e una manciata di pecorino.
Gli spaghetti sono pronti in un attimo. Va aggiunto il soffritto, poi il pane grattugiato e, in ultimo, il pecorino.
E' un piatto di una semplicità disarmante. L'avvocato, di solito, mi preparava anche una frittata. E, sempre, un dolcino a fine pasto, prima del caffè. Va bene il pasto rapido, ma il dolcino non deve mai mancare! Non si sa mai che mi manchino le forze, per la seconda parte della giornata in ufficio.
Quando si tornava di là, in studio, non rimaneva nulla di questa parentesi casalinga in mezzo al lavoro, se non un vago sentore di buono, sui vestiti. E la cravatta dentro la camicia se l'avvocato se la dimenticava.
Oggi preparo la "carbonara meridionale" solo quando ho molta molta fretta. E mi vien da sorridere, pensando all'avvocato calabrese che scrive le poesie e si rimbocca le maniche per cucinare alla sua praticante.