Sono andata a mangiare da mia nonna.
Mi fa sempre effetto, vedere con quanta cura custodisca le mie foto, dalle origini ai giorni nostri: i calzetti corti dell'asilo, il ciuffo cotonato dei 16 anni, la corona d'alloro della laurea. Arrivo e mi fa un'osservazione qualsiasi sui miei vestiti: una volta è la gonna troppo corta, un'altra volta è la camicia troppo scollata.. oggi è il colore delle guance troppo pallido. Sorrido con tenerezza e mi metto al tavolo rotondo che, una volta, era gremito di parenti, il nonno che sovrastava tutti e chiedeva silenzio per ascoltare il telegiornale. Tegami grandi e fumanti che facevano la spola dalla cucina alla sala, per sfamare il branco e soprattutto i cuccioli. Oggi la casa è vuota, e ci sono io. Anche le porzioni sono più piccole. Tegamini mini. La nonna mi mente, dicendo che ha già mangiato. Lo so che non è vero: non mangiava neanche quando eravamo tutti lì! Lei se ne stava in disparte, di fianco ai fornelli, e si nutriva delle nostre facce soddisfatte che masticavano a più non posso.
Mi porta un piatto di fusilli ai funghi.
Pianto la forchetta nella pasta, con un dubbio in testa: "Ma nonna, sei andata a funghi? Ma quando, che è un sacco di tempo che la mamma non ti ci porta?".
E lei, tutta contenta, come se mi svelasse un segreto: "Non ci sono andata.. oh, non ci crederai, ma questi funghi li ho trovati qui a Spezzano, ai giardini pubblici, sotto un pino!". Mi si blocca il boccone a metà della gola. FUNGHI A SPEZZANO? Se non sono velenosi, sicuramente saranno tossici per aver aspirato nutrimento da questa terra intrisa di fanghi ceramici. Morirò, con il fegato che implora pietà. Uccisa da un piatto di funghi di città.
Poi guardo mia nonna: sorride. Per la soddisfazione di aver trovato questo regalo della natura in mezzo al cemento. Mi ricorda un racconto di Marcovaldo (che, guarda caso, termina in una corsia di ospedale, dopo una lavanda gastrica).. "Ti piacciono?"
Li ho mangiati tutti.
Anche se sapevano di piombo.