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Spezzano, Modena, Italy
Inguaribilmente energetica, e contagiosa.

27 aprile, 2009

"GOLDEN OLDIES" QUART TORNEO INTERASIONAAL CITAT DI UDIN




 
Ho imparato che i cuochi preferiscono i Metallica. Sia Lucio/Balucio in piena crisi d’identità per troppi cambi repentini di nick-name, sia gli eroi del terzo tempo, che hanno sfamato 200 e più animali di varie nazionalità, per poi concedersi un pogo di fine serata come meritato riposo.

E si è aperto e chiuso così, il torneo: coi Metallica.

m.map & signora: i primi incontrati, ai piedi del palazzo ubriaco. E se il buongiorno si vede dal mattino, l’inclinazione di quell’edificio non doveva far presagire nulla di buono. "Mi raccomando, non mi fate sedere di fianco agli inglesi, che sono timida, e poi l’inglese non lo so parlare". Prova te a spiegare cos’è il frico ad un inglese/colombiano che gioca con gli Irish solo perché il campo è vicino a casa sua..

E soprattutto, non ha prezzo imparare la storia italiana in inglese. Chissà poi se si dice veramente Liberation Day?.. Mah, io so solo che se tua moglie la chiamano Santa Subito ci dev’essere pure un motivo molto valido..

E scoprire che il posto più sicuro al mondo per tenere i dischi, i tuoi bimbi più cari, è il retro di una affollatissima Land Rover, con targhetta di benvenuto in gaelico. Anche se poi, i dischi, li scaravolterai tutti per terra, più tardi, appena ti parleranno di matrimonio. Non sapevo che a Udine vendessero la Pravda veramente, ma solo settimanale.. E accorgersi che ti vergogni un po', far bere una Guinness italiana ad un irlandese. Avrai, comunque, sempre dietro le spalle la risata satanica della Fiammy, appena dirai una cazzata. Che succede anche abbastanza spesso, tutto sommato.

Non imparerai mai che un microfono, anche tenuto a distanza, fa sentire lo stesso le voci: e sei una dj, non una cantante. E puoi beccare al millesimo la battuta di un pezzo musicale, ma non sai cantare l'inno nazionale a tempo.. Rada, mi dispiace tanto per il tuo ginocchio: speriamo che per giugno il cocomero si sia sgonfiato. Altrimenti, lo metteremo sotto ghiaccio, e ne faremo un uso acconcio. Pulici, invece, deve neutralizzare a modo suo la maglia bianconera che è costretto, suo malgrado, ad indossare: niente di male, ma il risvolto è che, con un caldo assassino, deve comunque portare due maglie: bianconera fuori e granata a contatto con la pelle. Niente a che vedere con il nudismo dilagante della maggior parte dei partecipanti: il Dirigente Marckymax, che ritiene comunque naturale scorazzare in costume da bagno tra la gente dopo una partita: o ti vesti, o ti spogli del tutto e fai lo streaker come si deve, mica queste vie di mezzo che non sono né carne né pesce.. Pesce? Chi ha detto pesce? O il trenino dei francesi, che si tenevano con un guinzaglio di spago per le palle.. Fuori di metafora! Va beh.. Ho visto anche di meglio, tutto sommato.. O ci ho provato: perché se chiedi ad un inglese “Show me yours!”, il minimo che ti puoi aspettare è un’evidente alzata di sopracciglia! L’unico nudista giustificato era Delvy, che ha mostrato le sue grazie solo per poi essere immediatamente ricoperto con tutto il campionario del merchandising London Irish. Cicca, invece, ha imparato a fare il satellite lontano dal volume del mio mixer: e per questo si è guadagnato mezzora in più in consolle a Bologna (ma sempre col limitatore, beninteso!). Ho imparato che esiste una benedizione urbi et orbi per le camioniste, e si fa col prosecco. E che puoi mettere tutte le canzoni più belle del mondo, ma il riempi-pista più efficace rimane sempre un piccolo ed innocente momento lesbo.. Ho imparato che ci sono persone che mi riempiono il cuore di gioia, quando le rivedo. Tutte le volte. Ubo, ed Esse, e Zorry. Anche se, in mezzo al casino, si fa fatica a trovare un momento di calma e fare due chiacchiere. Ma va bene anche così: anche quando vedi da lontano che chiudono gli occhi, per cantarsi una canzone bella di Ivan Graziani o degli Skiantos, che non sentivano da un po’. E Phoebe, la facciamo o no, ‘sta squadra a XV? Che qui si fa notte, e tanto noi la maglia muccata ce l’abbiamo proprio sulla pelle, fatta con gli ematomi! Obbb, e tu spiegami come mai stamattina ho aperto la borsa e l’ho trovata piena di tette incartate colorate?! E tutti quelli sugli spalti, che macinavano le tessere gialle delle birre. Ma siamo sicuri che la Coppa Chiosco sia stata assegnata regolarmente? Perché ho visto che gli Urogalli avevano dato in appalto alcune tessere ai giocatori di Portogruaro e alle Fighters.. E allora?! Vi piace vincere facile.. Che poi, diciamocela tutta, la Coppa più ambita era proprio quella del Chiosco, mica quella che si giocava in campo!.. Ma nessuno lo aveva detto agli inglesi, che hanno strabuzzato gli occhi quando all’inizio della prima partita è atterrato il tavolo con le vettovaglie, e sembrava che fossero arrivati gli UFO...

Perfettamente a loro agio i primini: Newrunner, che non si voleva far mancare niente, ha battezzato anche la maglia da arbitro.. Ma c’era ben poco da impanare, a Udine.. Il Conte Ernio del Disco aveva fatto richiesta in carta bollata, al Sindaco, di avere una bella giornata di sole. E così è stato.. pure troppa grazia, direi, a giudicare dal grado di coloritura di certi visi normalmente pallidi.. Ted no, che è sempre fosforescente. Ma Pul.. Ellis.. Si sospettano lampade, a dir la verità, per meglio figurare con i numerosi flash della stampa presente, o per il favore delle sostenitrici.

Non imparerò mai che non vanno prestati i cappelli alle feste: così facendo, mi sono giocata il mio bellissimo basco degli Old Blag’s.. ma mi consola solo una cosa. Di sicuro, CHIUNQUE me l’abbia fregato, sta malissimo col basco..


Non si capiva niente?

Come i miei annunci al microfono.

Ma è stato bello, davvero.

Porc... Ho cannato Gaber per Mc!

07 aprile, 2009

NERO



Cerchi di convincerti che tutto intorno sia sempre lo stesso, quando si spegne la luce.

Ma spalanchi gli occhi, aumenti il respiro, e dal nero affiorano le tue angosce.

Un bambino serio dagli occhi cerchiati, con la frangia appiccicata alla fronte.

Una mano che ti tiene ferme le braccia.

O semplicemente il nero, che si spalanca all'infinito.

Una paura atavica. Quella di essere sepolti vivi.

Quella che mi faceva voler uscire in giardino in piena notte, per stringere l'erba tra le dita e guardare una placida notte di stelle. Quella che mi ha fatto impazzire in metropolitana a Barcellona, quando ho cominciato a correre tra la folla, facendomi largo coi gomiti e con la disperazione, per trovare un varco verso la superficie. Quella che coglie all'improvviso, se salta la corrente elettrica nella casa in montagna, e all'improvviso hai la percezione terrorizzante di essere da sola e vulnerabile.

Notte fonda.

Nel letto.

E una scrollata di spalle dei colossi della terra polverizza le costruzioni dell'uomo.

10 centimetri di differenza per la terra.
Una vita in frantumi per molti uomini.

Penso a quella vecchietta che hanno tirato fuori dal buio, dopo 30 ore, viva, lei e i suoi 98 anni.
30 ore di buio.
Faccio rapidamente le proporzioni tra la mia paura della metropolitana e 30 ore di buio.
Lei ha lavorato all'uncinetto.

Ieri sera sono tornata a casa.
Guardavo i muri, che hanno strappato commenti di ammirazione a tutti gli artigiani che hanno lavorato lì dentro in questi mesi: "Eh, sì, questi sì che sono muri. Mica come adesso, che vogliono risparmiare, e li fanno sottili come la carta velina. Questi sono muri d'altri tempi..".

Avevo nelle orecchie tutte le telefonate del giorno, le preoccupazioni, le rassicurazioni, le attese, le incertezze sul da farsi.

In altri tempi ero partita: per andare in Umbria, a Nocera Umbra.
Ricordo il cambiamento di atmosfera quando scendeva la luce.
Fino a poco prima, la gente si attardava a bere Sagrantino nei bar sul limitare della zona storica. E noi prendevamo ampie sorsate da quella fontana che si diceva miracolosa, per il fegato.
Ma quando veniva sera, non si aveva più voglia di ridere.
Le travi messe a puntellare le facciate diventavano oscene, scheletriche, pericolosamente precarie. I cavi e la plastica che oscillavano al vento. Niente luci che si levavano dalle finestre e dai lampioni.

Le luci dal campo uscivano attutite, parate dalle tende. Dentro, sagome di uomini che si intravvedevano appena, e rumori smorzati, sempre sottovoce, per questa vicinanza necessaria e odiosa. Le lunghe panche del refettorio, e il sapore metallico dei grandi mestoli e delle pignatte militari.

Ricordo Lorenzo. Abitava vicino a Milano. Aveva una barba talmente ruvida da aver rovinato tutti i rasoi a disposizione nei primi giorni. Si presentava al mattino presto, con la faccia piena di schiuma, davanti ai lavatoi, e intraprendeva la sua quotidiana battaglia facciale, come impugnando un machete.

Ricordo Francesco. Ci ha messo qualche giorno, a cominciare a parlare. Timidissimo. Eppure era partito anche lui, insieme a tutti quanti, senza sapere bene che cosa avrebbe fatto lì, di preciso.

E lei.
Dove sei, adesso? Chi lo sa..
Non mi ricordo neppure il tuo nome. Mi dispiace.
Eravamo immediatamente diventate amiche, per quelle combinazioni strane di tempo e di luogo che ti portano ad avvicinarti alle persone in maniera anomala. Inseparabili. Ci siamo sentite anche dopo, a lungo. Lei ha avuto un figlio. E l'ho persa. Mi rimane solo quell'immagine di lei, quei suoi riccioli biondi che scappavano da ogni parte.

E l'immagine di quella sera.

La Patrizia di Terni sosteneva a spada tratta che il salame umbro è nettamente superiore al salame emiliano. Io e Francesco a difendere strenuamente i sapori della nostra terra d'origine. Gli altri che aspettavano di poter giudicare sul campo. Il salame emiliano non era nella dotazione del mio zaino, ma Patrizia, invece, si presenta una sera alla tenda comune con bel cesto di salami, chiamati "coralline".

C'era un'atmosfera strana, quella sera: sarà stato il compleanno di Patrizia. Sarà stato che era una delle ultime sere del nostro soggiorno in tendopoli. Sarà stata la voglia di normalità, dopo una giornata passata tra i container. Abbiamo anche ballato.

Lorenzo mi si è avvicinato senza dire una parola.
In seguito mi ha confessato che non aveva mai ballato in vita sua, e non sapeva come mai aveva deciso di ballare, proprio quella sera. Mi aveva scritto una poesia. Che si chiamava semplicemente: "Bella".

Tutto è riaffiorato, contemporaneamente, vedendo il ventre aperto e squarciato de L'Aquila.

E' ricomparso anche l'istinto di partire.
Ma quanto è cambiato da allora!..
Non posso più. Non come allora.
Ho mille legami che mi tengono qui. Ho fondamenta. Ho una casa.
E questo mi rende più nitida la percezione della rovina.



01 aprile, 2009

KIWI


Ecco, siamo alle solite!
La mamma, ad un certo punto dell'anno, si mette in testa che non mangiamo abbastanza frutta.
E così si presenta un bel lunedì mattina con dieci chili di kiwi.
"Erano in offerta!"..
Questo mi fa sentire l'aria di primavera molto più dell'ora legale.
Perché in casa mia le stagioni si sentono in base alla frutta o verdura che ci viene propinata dal nostro orto ubertoso, o dalla mamma parsimoniosa.
Quando l'orto decide di sparare fuori tutte le sua zucchine, per un mesetto buono in tavola arrivano zucchine ripiene, risotto alle zucchine e gamberi, fiori di zucca fritti.
Quando arrivano le ciliegie, arrivano tutte in una volta, e sono ciliegie a colazione, pranzo e cena. Fino a che non se ne fanno gran pentoloni di mermellata.
E poi, fuori stagione, ci sono le manie alimentari della mamma.
Chissà che puntata ha visto di Medicina 33, o cosa le hanno detto del miracoloso contenuto di vitamina C, o che cosa le ha raccontato il fruttivendolo sulle proprietà lassative del frutto (e magari, in realtà il fruttivendolo pensava che ne aveva comprati un po' troppi e li doveva sbolognare in fretta, visto che dopo tre giorni i kiwi tendono a diventare dei sacchettini pelosi di slime verde..).
Bene: quale che ne sia la causa, l'effetto è che ora ho una cesta colma di kiwi.
Io li mangio tagliandoli a metà, e svuotandoli col cucchiaino, usando la buccia come una coppetta.
Mi hanno sempre preso in giro furiosamente per questa abitudine. Oltre al fatto che mangio anche le fette di cocomera, col cucchiaio. Va beh.. Ci sono anche dei passatempi più criticabili, tutto sommato.
Guardo i kiwi dentro la cesta, e sospiro, pensando come sia la marmellata di kiwi.. Bah, ho ancora due giorni di tempo per pensarci. E guardo il kiwi peloche appeso alla mia borsa da allenamento. Non un frutto peloso, bensì la mascotte-pupazzo degli All Blacks.
Causa uno scontro frontale durante la partita di domenica, ho uno sgradevole versamento sul viso, e le borse sotto gli occhi sembrano ripugnanti kiwi (frutti) ormai da buttare da diversi giorni. Ci vuole un sacco di pazienza e un sacco di fondotinta. E chissà quando ricomincerò con gli allenamenti, senza sentire pulsare tutta la faccia fino alle orecchie?...
Altre novità? Sì, stanno passando tutti i giorni una canzone di Gianca (Frigieri) su K-Rock. Beh, lo facevano anche coi dischi di prima, in inglese, ma questo è un pezzo in italiano, ed è veramente heavy rotation: considerando che "L'Età della Ragione" dura più di sette minuti, è un bell'avvenimento, perché non succedeva una cosa del genere dai tempi dei Genesis (che, per gli standard di K-Rock, significa una manciata di anni, ma sempre un lasso considerevole... e che Lucio Vallisneri mi perdoni!).
L'altro giorno gli chiedevo: "Gianca, è un bel disco, ma è molto depresso!". E lui: "Sai cosa diceva Lauzi? Scrivo canzoni tristi perché quando sono allegro esco...".
Lauzi aveva ragione. E domani vediamo se aveva ragione anche il fruttivendolo, sulle altre proprietà del kiwi..