Da fare rigorosamente quando Ennio non c'è, perché l'omone ha il radar per le minime tracce ittiche nei piatti. Tanto nordico da non sopportare neppure un accenno mediterraneo!..
E dire che è così sapida, consistente, appetitosa, e soprattutto.. rapida.
Cava d'impaccio in un sacco di occasioni da fame improvvisa.
Gli spaghetti sono pronti in un attimo, e il sugo si prepara prima che l'acqua abbia cominciato a bollire.
Bisogna tritare due spicchi di aglio. E spezzettare finemente 5 belle acciughe. Dopo si soffrigge l'aglio fino alla doratura, e si finiscono di dissolvere le acciughe nell'olio. Poi si mettono dei bei pezzettoni di pomodoro, capperi e olive nere intere (le greche sono fantastiche, per la puttanesca, ma anche olive taggiasche.. a preferenza). Non è da salare, perché gli ingredienti, già di per sè, tendono ad asciugare ogni presenza di acqua nel corpo umano!
Ho semplificato molto la cucina, ultimamente.
Perché sono impedita da vari orpelli tecnologici attorno alla mia gamba destra.
Fasciature, pomate, ghiaccio, stampelle, ginocchiere, tutori.
Mai dedicato tanta cura ad una parte del mio corpo!
Perché, finalmente, il mio caro ginocchio destro è riuscito ad attirare la mia attenzione.
In maniera un po' rocambolesca, magari: ma prima di ciò i suoi discreti avvertimenti non erano riusciti ad oltrepassare la soglia minima di mia considerazione.
Campo insidioso, quello di Sesto Fiorentino.
Pareva che le recenti piogge avessero addolcito la ruvida crosta di terra, ma ciò solo in superficie, purtroppo, ed ogni colpo rimbalzava forte e risaliva sulla caviglia.
E' bastato un minuto.
Un cambio di passo.
Il piede che si punta troppo bruscamente.
E quello scrocco sinistro che mi si ripropone in testa ogni notte, da quel giorno.
Da lì, la scena madre in campo!
(chiedo scusa per l'eccessiva teatralità)
Credo di aver mandato al diavolo anche la dottoressa che provava ad avvicinarsi, in quel momento. Poi, di nuovo, l'uscita prima della fine della partita. Uff...
Da lì è cominciato il dialogo, col mio ginocchio..
"Eh, va bene.. hai ragione tu. Adesso, però, cosa vuoi?"
E' decisamente un'articolazione permalosa: ora si rifiuta di sorreggermi, persino. Come se fosse in sciopero. Io provo a coccolarla in ogni modo, ma non mi dà retta.
Credo che non me la caverò a buon mercato, stavolta.
Ma che si può fare? Come dico a tutti quelli che mi vedono con le stampelle, e scuotono la testa, e si mettono la faccia di HAI-SBAGLIATO-SPORT...
Beh, le cose che si usano, si rompono.
Tutto qui.
Non c'è masochismo, o una qualche causa da sostenere.
Il problema è che in Italia c'è una cultura dello sport che fa schifo: si fa sport per sfogo, per divertimento, per uscire di casa. E le donne, poi... Ancora peggio. Si fa sport per dimagrire, per socializzare, per avere un argomento di conversazione. E non per il motivo più semplice.
Perché fa bene.
Perché fa stare bene.
E lo dico anche ora, con le stampelle.
Soprattutto ora: che dovrò prendere nuovamente le misure, con questo corpo. 35 anni, e non lo conosco ancora bene. Perché cambia, e semmai il problema è la mia testa, non gli dà abbastanza retta.
Smettere? Non se ne parla neanche.
Adattarsi, questo sì.