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Spezzano, Modena, Italy
Inguaribilmente energetica, e contagiosa.

18 gennaio, 2013

UNA CORRIERA CHIAMATA DESIDERIO


Il viaggio in corriera era sempre troppo corto.
E' vero che, per me, costava una sofferenza atroce, perché per arrivare alla fermata dovevo svegliarmi insieme a mio padre, che andava ad aprire l'edicola. E i giornali arrivano molto prima delle persone al bar, la mattina.
Mi alzavo con gli occhi ancora chiusi, mi vestivo al buio, mi infilavo in macchina che mio padre stava ancora facendosi la barba, e mettevo la cintura di sicurezza per non fare ciondolare la testa,continuando a dormire sul sedile.
La corriera partiva da Spezzano, davanti alle Ciro Menotti, alle 7.10.
Quando passava lì davanti, c'erano già sopra tutti quelli di Crociale, quindi non sempre si riusciva a star seduti. Poi, il viaggio ad andare a Modena non era così bello come il ritorno: c'era sempre un libro da studiare, un'equazione da far quadrare, un'interrogazione da rifinire. La mezzora della corriera era considerata a tutti gli effetti una naturale prosecuzione del pomeriggio di studio. Della nottata di studio, nei casi più disperati.
Ma il ritorno compensava tutte le pene scolastiche.
Su quelle corriere si sono consumati più drammi adolescenziali che nei 'poveri' corridoi della scuola (a maggior ragione noi, che alla sperimentazione linguistica avevamo così pochi ragazzini, e così brufolosi, che quasi veniva da piangere.. a parte Nerazzini: sempre stato bello, lui).
Si partiva dalla mossa denominata 'girarsi indietro'.
Il 'girarsi indietro' era il primo segnale di interesse.
Una specie di segno convenzionale, a volte studiato a tavolino, con tre o quattro amiche. Le 'girate indietro' più tormentate richiedevano una preparazione pari fino ad un'intera settimana: ci si girava indietro solo al venerdì, dopo che se ne valutava l'opportunità fin dal lunedì.
'Girarsi indietro' consisteva in questo rituale: sedute nel sedile all'esterno, ci si girava indietro lanciando una furtiva occhiata al fortunato ragazzino che si era appostato due o tre file più verso il fondo della corriera. Questa era la 'girata indietro' semplice; la 'girata indietro' complessa, invece, era effettuata con la seduta nel posto vicino al finestrino, ed era lanciata nello spazio compreso tra i due poggiateste. Girata molto più difficile, perché meno evidente, e molto meno efficace, perché per il ricevente occorre trovare proprio l'angolazione giusta per intercettare l'occhiata.
La 'girata indietro' poteva considerarsi un successo quando, prima di tutto, era vista; poteva considerarsi 'acquisita' quando il ricevente, incrociato lo sguardo, abbassando la testa sorrideva leggermente.
Portata a compimento la 'girata indietro', si doveva attendere il segnale successivo: il 't'ho tenuto il posto'. Il soggetto ricevente una 'girata indietro', di solito doveva aspettare due o tre giorni per lanciare, di rimando, un 't'ho tenuto il posto'. Farlo il giorno dopo sarebbe stato considerato, giustamente, troppo sfacciato e perseguito con disonore.
Il 't'ho tenuto il posto' consta in una giacca, o bomber, o libro di testo, appoggiato su un sedile vuoto, ed il tipico richiamo al passaggio della titolare della 'guardata indietro'. Questa, ricevuto il segnale, doveva necessariamente fingersi sorpresa e grata: "Grazie! Non avevo mica voglia di far tutto il viaggio in piedi..". A seguire, un'intera mezzora a disposizione dei due per raccontarsi le vicissitudini delle ore di lezione, con improperi ai danni dei professori e lamentele per le interrogazioni del giorno dopo.
Naturalmente, le amiche della rappresentante di sesso femminile risparmiavano come sacra la privacy di questa prima conversazione, ma pretendevano, giustamente, un resoconto completo e circostanziato durante la telefonata pomeridiana all'amica: non si comprende il fenomeno scientifico, ma le telefonate pomeridiane duravano fino a 4 volte tanto la conversazione del tragitto della corriera. Misteri..
Il livello successivo di approccio era l'ambitissima 'mano dietro'.
La 'mano dietro' sanciva inequivocabilmente l'inizio di una relazione. Nel corso del tragitto, complice una buca stradale, o un'accelerazione del motore (capirai: quei bisonti diesel dell'ATCM avevano la reattività dei motori pari a quella delle partenze fulminee dei grossi cetacei.. ma tant'è..), il ragazzo, fingendo somma indifferenza, allungava il braccio sulle spalle dell'oggetto delle sue brame. Un gesto tanto più eroico, rispetto alla versione cinematografica (nel senso di 'mano dietro' fatta al cinema, durante la visione di un film) perché fatto alla luce del sole, e non con la complicità delle tenebre.
Una 'mano dietro' poteva essere oggetto di dissertazioni per giorni, e passata di bocca in diario per giorni e giorni: "Oh, sai a chi ha messo la mano dietro, il Tizio?".
La magia si dissolveva all'arrivo alla fermata. Anche se sempre alla stessa ora, sempre troppo presto. Il bello era che il giorno dopo si ripeteva. Sempre alla stessa ora, ma mai uguale, da una volta all'altra.
E i giorni peggiori erano quelli dello sciopero dei mezzi pubblici. Anzi: "Oh, sai che domani fa sciopero le corriere?".