"Senti questo!.."
Si chiamano armonici, e sono i suoni particolari che possono essere prodotti su un qualsiasi strumento a corda: questi sono armonici fatti con il basso.
Sono udibili pizzicando una corda con la mano destra e sfiorandola con la sinistra, senza premerla, ad una certa altezza del manico dello strumento.
Ancora più difficili da trovare se il basso è senza tasti, fretless. Ma proprio per questo più preziosi. Non è il suono pastoso e fermo del basso, quello che ti dà l'incedere del pezzo senza via di scampo. Questo è molto più sommesso, intimo, morbido. Come il tocco sulla corda: non la ferma, e la senti vibrare sotto al polpastrello.
Marcello tiene il basso molto alzato, quasi sotto le ascelle. E visto che lui è uno spilungone allampanato e tutto curvo, l'effetto d'insieme quando suona è di vedere un basso sui trampoli.
Mi ha battezzato subito malissimo, Marcello; per essere entrata in sala prove senza tante cerimonie, per aver aperto la custodia della tastiera senza chiedere permesso, e per aver cominciato subito a suonare.
"E questa qui chi si crede di essere?"
Peccato che, in realtà, tutto quanto funzionasse a meraviglia. La tastiera prendeva al volo quello che tessevano con il ritmo lo spilungone e l'Ingegnere, alla batteria. Fede cantava e suonava quella sua chitarra piccola piccola, che sembrava un giocattolo.
Innumerevoli sere siamo riemersi dalla sala prove a notte fonda, con le orecchie che ronzavano e la faccia sorpresa dall'aria fresca.
Appena presa la macchina, la Uno 45 Sting grigia ribattezzata LUPA (con tanto di adesivo con il nome sul baule: un vero tocco di classe!), ho guidato subito fino a Magreta da Marcello, per fargliela vedere, tutta orgogliosa di essere diventata grande.
E subito abbiamo guardato se ci stava tutto, in macchina: se si riuscivano a stivare nel sedile di dietro basso/tastiera/cavi/sostegno/pedali. Se si escludeva completamente la visione nello specchietto retrovisore, ci stava tutto: l'ingombro era pari a caricare la Ulla, il cane San Bernardo di mio fratello. Che, però, aveva il vantaggio di poter mettere la testa fuori dal finestrino, contrariamente al basso e la tastiera che invece era meglio tenere dentro del tutto (con quello che li avevamo pagati, orcocane!).
Tante volte li abbiamo stivati sul sedile posteriore, per andare alle prove, ai concerti, a cazzeggiare per i fatti nostri, con anche la fisarmonica: come il pomeriggio che dovevamo incidere il nostro primo demo, quando abbiamo imparato che i registri della fisarmonica sono tenuti insieme con la cera, ed è buona norma non lasciarla mai in macchina, parcheggiata al sole.
Io sapevo, quando sono uscita fuori con la fisarmonica davanti a tutte quelle persone, al raduno dei Nomadi, che dietro c'era Marcello, con gli occhiali, il naso sottile e i capelli raccolti a coda di cavallo, e stavo tranquilla. Perché Marcello non sbaglia mai gli attacchi, e le mie sbavature sembrano quasi fatte apposta, unite a quella precisione ritmica millimetrica. Marcello sa suonare i pezzi di Pastorius. Marcello mi ha portato il disco degli Area autografato da Ares Tavolazzi.
Marcello fa gli esami di fisica, all'Università: macina formule facendo scricchiolare il gessetto sulla lavagna. E il professore gli fa una domanda difficilissima. Lui si ferma un attimo, cercando con le dita sottili i rari peli di una barba ancora in divenire, lo guarda e gli dice:
"Ma lo sa che me lo sono sempre chiesto anche io?".
Ora, dopo tanti anni, te lo posso dire: non valeva la pena rinunciare alla tournée per colpa di un moroso geloso!
Quella storia d'amore, o forse meno, è stata fagocitata dal tempo e dalla memoria. Così probabilmente sarebbe successo anche a noi, ed al nostro incredibile ed eclatante successo musicale.
Eppure le nostre canzoni io me le ricordo ancora.
E sai che ti dico?
Mi sono messa in testa di chiederti se suoni ancora Pastorius..
Nessun commento:
Posta un commento