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Spezzano, Modena, Italy
Inguaribilmente energetica, e contagiosa.

31 agosto, 2010

NON SENTI CHE TREMO MENTRE CANTO


 
L'estate, per noi bambini, era un mare di tempo che si stagliava immenso dopo la scuola.
Erano piedi scalzi, sull'erba.
Erano giornate intere passate nei boschi, sapendo solo che bisognava rincasare prima del tramonto.
E il tramonto arrivava ben dopo l'orario in cui, normalmente, eravamo già coricati a letto.
Erano tavoli apparecchiati nel cortile, dove i grandi giocavano a carte e bevevano bottiglie di vino rosso senza etichetta.
Era la strada fatta orgogliosamente da sola, per andare a comprare il pane.
Mia nonna era con me durante tutta l'estate, e tutto l'inverno.
Tanto che, ogni tanto, mi scappava di chiamarla mamma.
In questi giorni, le ho visto negli occhi lo sguardo di chi se ne sta andando.
Non è una partenza di sofferenza.
Non c'è dolore, o rabbia, o ripensamento.

E' lo sguardo della bimba che guarda l'estate.

Ride sempre, adesso, mia nonna.
E chiede come mai non è ancora tornato a casa il nonno Ivo.
Ha vissuto 85 anni, una grande guerra, la fame, il boom delle ceramiche ai piedi del piano padano. Ha visto passare una monarchia e tre repubbliche.
Qualche papa, ai quali è sempre stata altrettanto devota, senza fare distinzioni tra crucchi e polacchi.
Era lì quando è nato il rock 'n' roll. E' diventata madre, nonna e bisnonna.
Ha pregato per i peccati di tutti noi.
E mi ha insegnato a cucinare.
L'altro giorno le ho dato i fichi che abbiamo raccolto sotto casa mia.
Ne è ghiottissima.
Li volevo preparare con l'aceto balsamico, o col caramello.
Ma vuoi mettere la soddisfazione di vederla di nuovo ridere, come se le avessi fatto il più bel regalo del mondo?

Bisogna tagliare i fichi a metà, e metterli in una padella bassa e larga. Vanno coperti con lo zucchero, annaffiati con uno spruzzo di rum e una spoverata di cannella.
Dopo 4 o 5 ore di riposo, i fichi avranno macerato un po' col rum, e avranno fatto uno sciroppo denso e appiccicoso. Ed è così che vanno cotti. Due ore a fuoco bassissimo, senza mescolare se no i fichi si sfrappolano, ma soltanto muovendo la padella per il manico.
Alla fine, si rovescia il contenuto nei vasetti di vetro precedentemente sterilizzati, si chiude il tutto e si capovolge, come per fare la marmellata.

Anche la nonna mi aveva offerto fichi, quando la ero andata a trovare qualche settimana prima.
Lo zio l'aveva sgridata: "T'ho detto un sacco di volte di non mangiarli quei fichi! La pianta è troppo vicina al capanno del vicino, che ci ha messo l'eternit sul tetto. Non lo sai mica che l'eternit fa venire i tumori?". E lei, seria seria: "Se, mò quant teimp ag vòl, prema ed murir per l'eternit?".. E lo zio: "Maaaa.. il tumore ha un'incubazione di circa 15 anni".
La nonna, allora, mangia un altro fico e sorride: "E alòra,'sa m'in frega a me?"..



2 commenti:

Billie MacGowan ha detto...

stupendo, as ever :)

Rorò ha detto...

Bellissimooooooooooooooo...!!!Brava nipotina è bello il tuo blog.
Ti inserisco fra i miei blog preferiti per seguirti meglio.
Un salutone alla tua nonna.