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Spezzano, Modena, Italy
Inguaribilmente energetica, e contagiosa.

29 dicembre, 2011

CAMERIERE, UN GELATO! AL PISTACCHIO? NO, A ME.


Dunque, è questo lo scherzo!
Che improvvisamente ti cambia il gusto.
Il primo impatto, prima ancora di fare i conti con i mutamenti fisici visibili, è questo voltafaccia clamoroso del senso a cui sono più affezionata.
Scompare del tutto la sensazione di aver appetito, e ti rimane la fame, proprio.
Il fatto di sentire lo stomaco vuoto.
Ma senza il naturale slancio verso qualcosa che ti piace.
Una necessità di avere qualcosa dentro la pancia che ti possa attenuare il crampo all'imboccatura della gola.
E soprattutto, ahimè, la nausea perenne.
Che alto tradimento!
Mi ricordo quando mi avevano proibito di toccare cibi grassi per l'impennata di trigliceridi nel sangue: e anche lì era stato un duro colpo, ma almeno avevo ben presente in testa che avrei desiderato grandemente una bella fetta di salame odoroso, o il coltello che affonda nella bistecca con ampi fendenti e sugo saporito.
Invece adesso no.
Mi ritrovo stupita, davanti ad un piatto per cui prima avrei fatto follie, a guardare salire dal brodo vapori colmi di promesse, ad appoggiare il cucchiaio sconsolata, e deglutire a bocca serrata, reprimendo a fatica le sommosse interne.
E peggio ancora, invece, è la fissazione verso un unico cibo, che arriva all'improvviso, feroce, e senza via d'uscita.
Dritta alla testa, senza passare dallo stomaco.
Lunedì pomeriggio era gelato al pistacchio.
Ma vai a trovare una gelateria aperta il pomeriggio di Santo Stefano!
Ne abbiamo girate tre, prima di arrivare all'unica che ci ha accolto.
E ho aggredito il cono prima ancora che la cassiera staccasse lo scontrino dalla cassa, come una drogata.
Si dice che la qualità d'una gelateria vada valutata per la propria crema, e per il pistacchio.
Per la fedeltà agli ingredienti genuini, perché più il gelato è buono, più si dovrebbe riconoscere il sapore dell'uovo, del latte, e dei semi verdi, ben lontani dai pastoni industriali dai colori sgargianti ma dai gusti ingannevoli.
E, per tutti i numi tutelari dei gelatai, quel pistacchio era veramente buono..
Ma ingenuamente avevo dato per scontato che, insieme al pistacchio, fosse concesso anche il mio consueto abbinamento di cialda ripiena di panna montata.
Arrivata al bordo friabile del cono, finito il pistacchio, con il sentore grasso della panna, le porte si sono improvvisamente chiuse con uno schianto: non più una molecola sarebbe arrivata fino allo stomaco!
E già erano pronte le difese di rappresaglia, per rigettare tutto ciò che non era pistacchio..
I gusti son gusti, d'altronde. E a ciascuno è concesso di avere gusti differenti e variegati, soprattutto in tema di cucina.
Ecco...
Avevo messo in conto che ci fosse qualcuno in grado di cambiarmi la vita, ma non avevo considerato che qualcuno avrebbe cambiato il mio gusto.

09 dicembre, 2011

UNA TRA UN MILIONE DI STRADE POSSIBILI


Certo che lo sapevo!
Prima ancora di pensarlo.
Mio fratello non mi invita mai, fuori a cena. Neppure per il mio compleanno.
Eppure ha scelto il ristorante con il grande terrazzo sulla vallata, al momento del tramonto. Aria fresca ma non troppo. Tutto perfetto.
Come doveva essere.
Mio fratello è sempre stato molto coscienzioso, in effetti, in fatto di scelta di tempi.
La donna della sua vita l'ha conosciuta che erano ancora ragazzini.
C'è cresciuto insieme.
Ha aspettato di finire gli studi per sposarla, come si deve.
Una linea retta.
Con scossoni ed assestamenti, certo, come in qualsiasi storia d'amore.
Ma una di quelle unioni che funzionano bene, pur nelle difficoltà e nelle divergenze dovute al fatto che siamo pur sempre esseri umani, perdinci!
Sì, perchè mio fratello è una brava persona, e non bestemmia, e non dice parolacce offensive.
Da piccoli usavamo parole senza senso, per mascherare le imprecazioni, tipo "iorc'", o "vaffanbego". Che non davano la stessa soddisfazione, certo, ma almeno non dovevi tenere il conto al sabato pomeriggio per quando andavi a fare la confessione. E meno Ave Maria equivalevano a meno male al ginocchio, per quando dovevi scontare la penitenza.
Ora siamo qui, al tavolo del ristorante, con il gnocco strappato e le fette lucide di lardo di Colonnata, ondulate e voluttuose come sfoglie di paradiso.
Non so bene come reagire, perché quando capitano certe cose, hai la percezione che stai vivendo uno di quei momenti per cui dopo non sarà più come prima.
Però sul momento la reazione che scatta è il tilt del flipper.
Non funziona più niente.
E rischi anche di mettere angoscia a chi si sta confidando, che aspetta fiducioso di ricevere l'ondata della tua gioia.
Quella arriva, ma con un piccolo sfasamento, uno slittamento in avanti spazio-tempo-emozionale.
Ed è un urlo.
E' l'abbraccio.
Forse anche una lacrimuccia.
Il gnocco strappato si raffredda.
Il sole tramonta dietro le prime increspature della terra dopo la fine della Pianura Padana. Che tanti ne ha visti, di lacrime e abbracci.
E non è detto che tutti quanti arrivassero dopo una linea retta.