Dietro un bancone, a fare la barista. Mi infilo il grembiule e mi sento già diversa.
Assumo movenze precise e misurate. Chiacchiero amabilmente del tempo che fa, cosa che non mi sognerei mai di fare, fuori da un bancone. Il vassoio su una mano, con fare elegante (nonostante il dito anulare insaccato, regalino di un allenamento di una settimana fa), volteggiamento tra le sedie e i tavoli. Scambio di battute da manuale su quant'è bona la barista! Beh, un po' di autostima non guasta, ma gli apprezzamenti arrivano dagli ottantenni.. Ci si accontenta.
E il caffè shakerato, questo sconosciuto.
5 cubetti di ghiaccio nello shaker. Chiedere al cliente quanto zucchero (se vuole dello zucchero). Caffè luuuuungo lungo, da arrivare quasi all'orlo della tazzina (roba che caldo un caffè così non lo berresti mai). Rovesciare la tazzina dentro lo shaker, chiudere in fretta, che se no il caffè squacqyera subito il ghiaccio. Pollice sinistro sotto lo shaker, e le altre dita a ventaglio, sopra. Medio destro sul tappo dello shaker, e le altre intorno, ad artiglio. Scuotere con morbidezza usando molto i polsi. Togliere il primo tappo, e versare nella coppetta. Aprire un po' il secondo tappo, e far scivolare la schiuma, questo molto lentamente. Che il cliente è lì che sta guardando, con la bavetta perché fa caldo, e quel caffè freddo è addirittura bramato..
Fatto!
Lavare lo shaker, e asciugare con cura ogni pezzo.
Perché un altro movimento apprezzatissimo della barista è proprio quello di strofinaccio. Posizione da ascolto, poco impegnativa. Il/La barista che asciuga, ascolta bene. Ed è lì anche per quello, fondamentalmente.
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