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27 febbraio, 2009

LE PIASTRELLE


"Le donne come le piastrelle: stanno bene in cucina".
Leggevo questo distillato di saggezza su un cassonetto dei rifiuti, stamattina, mentre mi apprestavo a smaltire le bottiglie di vetro. Le donne come le piastrelle. Da calpestare. Da imbrattare.
Ho guardato con molto sospetto l'ondata mediatica che ci ha travolto dedicata alle violenze sessuali sulle donne. Una paura pilotata. Per attizzare l'odio nei confronti dello straniero. Per dare mangime di chiacchiere agli opinionisti da bar. Per creare il "caso" da telegiornale, perché ormai Eluana aveva stufato l'audience.
Me ne sto qui.
Tutto il giorno, tutti i giorni.
Dietro questa scrivania immacolata.
Con il mio sguardo professionale più riuscito: un misto di competenza, spietata freddezza giuridica, ma anche un tocco di compassione e partecipazione.
E davanti a me ci sono loro.
Le donne.
Le piastrelle.
Il loro nemico non è lo straniero.
Il loro dolore non è lo squarcio di una violenza improvvisa.
E' un marito. E' un compagno. E' una storia di soprusi quotidiani. Con i figli a fianco, con gli occhi grandi come piattini da caffè, che prendono titubanti le caramelle nella sala d'attesa.
Ma è anche il mio cliente. Quando mi guarda con disprezzo, perché odia dover affidare le proprie vicende alle mani di una donna: percepisco il biasimo, quando dice sì con la testa, ma tanto, nel profondo del suo convincimento, io rimango sempre una piastrella.
Tra una settimana è la festa della donna.
Fioriscono già le mimose nelle vetrine dei negozi. Già da molto tempo non ne vedo più dal vivo, sbuffi rigogliosi di colore dopo il pallore invernale.
Passeremo la festa della donna sul campo da gioco, come non potrei sperare di meglio.
Molte persone pensano che giocare a rugby, per me, sia uno scimmiottamento di un atteggiamento da uomo. Una innocua rappresaglia, per rivendicare il fatto che non sono una piastrella.
Ma non è così.
Gioco a rugby perché non ne posso fare a meno.
Gioco a rugby perché mi fa sentire bene.
Gioco a rugby. E sono una donna.







E, per una volta, me ne sto anche fuori dalla cucina. :)



4 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno Donna!
ti dico solo che lavoro in agricoltura. sono un tecnico, ma i miei clienti mi chiedono ancora, dopo almeno 6 anni che mi conoscono, se non c'è un miO collega. ...e io faccio come la piastrella: la faccia sempre uguale (e li compatisco).

un abbraccio

L. Steppenwolf

antonio lillo ha detto...

mah ti dirò io un avvocato donna con quello sguardo lì: "un misto di competenza, spietata freddezza giuridica, ma anche un tocco di compassione e partecipazione", e magari anche con una bella minigonna di quelle che ti tolgono il respiro, non lo butterei via... purtroppo a me non mi vuole mai fare causa nessuno, al massimo menarmi...

però, a parte gli scherzi, sono d'accordo con te al 90%...

il problema, direi piuttosto, è che io in giardino ce l'ho un albero di mimosa e sinceramente quando fiorisce me lo terrei lì bello e sano e luminoso ad abbellirmi il giardino, ma ci sono nugoli di piastrelle che vengono a chiedermene un rametto, oppure mariti di piastrelle per loro, o ancora piastrelle molto maleducate che me li strappano,arrampicandosi sul muretto, senza neanche chiedere il permesso...

Orso ha detto...

http://www.rassegna.it/articoli/2009/01/15/41492/la-crisi-delle-piastrelle-di-modena

secondo me è un segno premonitore...

e poi le piastrelle stanno da Dio anche negli spogliatoi del rugby... ;)

un abbraccio (ma quando ci vediamo per una serata Guinness+arrosticini?)

marian. ha detto...

che bello lo sport che fai! piastrelle o no, valiamo 100 punti. e sai qual è il massimo dei punti?
100.