"Ecco, brava.. prova a raccontare, adesso, se sei capace!.."
"Che problema c'è? Basta dire quello che è successo. E che sarà mai: in un solo fine settimana.."
"Facile a dirsi. Ma non ricordi? Tu eri dentro una bolla d'aria. Come fai a dire di ricordare tutto?"
"No, la bolla d'aria è arrivata dopo.. La storia ha avuto inizio prima. La storia è cominciata quando..."
... La storia è cominciata quando è arrivata quella lettera. Con l'emblema della F.I.R. stampigliato in alto a sinistra, e sotto la dicitura "Settore Squadre Nazionali". La storia è continuata quella mattina, quando mi sono svegliata come al solito ed ho indossato il mio tailleur per andare a lavorare come ogni mattina, ma sotto avevo quelle mutande rosa che mi hanno regalato le mie sorelle, quelle ricamate con mano paziente, sulle quali troneggia, proprio sopra le chiappe: "FOXY LARA" in filo tricolore. Io ero la solita Lara, negli uffici anonimi di un tribunale piccolo piccolo. La gente mi parlava, ma la testa era gà concentrata da un'altra parte.
E sono tornata nel mio ufficio, a mezzogiorno: mi sono cambiata come i supereroi dentro la cabina del telefono. Entrata in tailleur, uscita in assetto da battaglia.
Incontro la Martina 80 chilometri più in là: anche lei in assetto da battaglia. Anche lei reduce dalla trasformazione, perché è appena uscita da scuola.
La strada verso Mira è irta di ostacoli: arriviamo che la Zangirolami è già sul campo, che ci guarda arrivare, con in mano un pallone. Orco cane: subito sotto lo sguardo severo del Capitano, tirata in nero austero e implacabile!
Il benvenuto sul campo lo do con un esercizio coi colpitori. Sono ben presente con la testa: sono ben piantata sui miei tacchetti. Sono carica, e piena di buona volontà.
Ma l'urto mi scaglia tre metri indietro, con le gambe per aria.
Campanellini in testa.
La ragazza mora mi domanda, angelica: "Tutto bene? Ti ho fatto male?". Mi rialzo con fare indifferente. No, no, tutto a posto. E che sarà mai?! (Ma pork*#ç@...)
Prego le mie due gambe, prego che mi portino fino alla fine.
Solo per stavolta, vi supplico. E domani festa grande per tutte e due, con massaggi all'olio di cocco e se fate a modo, anche lo smalto sulle unghie dei piedi.
Le gambe si fanno blandire, e rispondono che è una meraviglia.
Il preparatore atletico somiglia al mio insegnante di musica delle medie. Chiusa parentesi, perché credo che sia stato l'ultimo pensiero con un buon margine di definizione in tutto l'arco dell'allenamento. Si lavora sulla velocità differenziata: "C'è da lavorare sulla corsa, vedo...".
Scatti, cambi direzione, andature.
Il sole sparisce dietro le tribune dello stadio di Mira, ma l'aria è ancora dolce: sanno essere così solo certe graziose serate verso la metà di marzo.
Arriva la Tonna, con un foglio in mano. Sa i nostri nomi, sa i nostri ruoli. Mi piazza apertura. Fuori il paradenti dal calzettone: ora sì che c'è la prova del nove. Mi vedo arrivare di fronte la Flavia Severin: prima era di fianco a me, nell'esercizio sui passaggi, e sorrideva tanto, strizzando gli occhi, di gusto. Ora, in veste di antagonista, e lanciata di corsa nella mia direzione opposta, come un camion biondo, riconosco che ha perso gran parte del fascino che aveva esercitato su di me appena prima.
Gli urti sono anestetizzati da un'adrenalina pazzesca. Corro, corro, come una trottola. E non so mai se mi trovo al punto giusto. La mediana di mischia, che si chiama Gaia, mi fa spostare di continuo. La sto facendo impazzire. E come se non bastasse, sul campo ci sono anche i tecnici, che ci spostano: vogliono creare buchi, apposta. Così testano se, dall'altra parte, i buchi li sanno riconoscere. Mi fa un po' sorridere pensare che ci sia bisogno di una persona apposta per farci stare nel posto sbagliato, ma sorvolo.. Gli spazi sono molto più dilatati, rispetto a quelli a cui sono abituata. Non finirò mai di stupirmi sulla differenza di percezione di un campo da gioco: una campo da gioco, da dentro, sembra 10 volte più grande rispetto che lo stesso campo visto da fuori. E figurarsi se una come me si mette a giocare a campo intero, dopo che tutte le partite a sette le ha fatte col campo a metà!
Il tempo, invece, sembra più ristretto.
Quaranta minuti.
Fine primo tempo..
EH?!
Mi metto a bordo campo.
Vedo che le bottiglie con i sali minerali sono già finite da un pezzo.
Ma l'acqua c'è ancora. Tanta acqua. Sono assetata come dispersa in mezzo al deserto..
Torna la Tonna, con lo stesso foglio di carta di prima, ma rimaneggiato, scribacchiato, pieno di frecce e fregi.
Mi guarda: "Mammi. Proviamo la seconda linea?".
E io, piena di gratitudine: "Sì.. Sì, molto volentieri!".
Nuovo segno sul foglio: "Ci avrei scommesso!".
Torno in campo, dall'altra parte. I riccioli della fatica mi cadono sulla fronte e sugli occhi.
Ho sempre avuto questa reazione: quando sono sotto sforzo, mi si arricciano i capelli. Vai a capire le meraviglie della natura! Va beh, altra parentesi chiusa, perché viene fischiata subito la prima mischia. Ci siamo.
Guardo la mia numero 4.
Spalla a spalla. La branco a piene mani.
Ci abbassiamo. Dentro la testa, su la fronte. Mi aggrappo alla cintura della pilona. Ricevo una sberla da dietro dalla terza. Oh, scusa! Su le chiappe. I comandi chiamati da un punto che mi sembra lontano lontano. Ma è solo colpa delle orecchie coperte. E poi l'esplosione.
Non so come spiegare la prima mischia.
La mia prima mischia l'ho fatta contro la nazionale femminile.
Non ho le parole a disposizione.
E' una lotteria vinta. E' una benedizione. Un regalo. Una gioia incontenibile.
E' la vita. Tutto per avere quel peso sulle spalle. Sulla schiena. Da tutte le parti. 360° di energia allo stato puro.
E quante ce ne sono state, di mischie, dopo? Non abbastanza. Tutte le volte che l'arbitro faceva quel segno con le mani a capannina, mi saltava fuori un gridolino di esaltazione.
Fino alla fine.
Fino al momento in cui ho visto, dal di dentro, il cerchio azzurro.
Erano loro che ringraziavano noi: incredibile. Io che mi sentivo come una imbucata ad una festa, e loro che ci ringraziavano. Io che guardavo tutte le facce ad una ad una, per non dimenticare.
Poi è cominciata la bolla d'aria.
Nello spogliatoio vedevo la gente che passava davanti. Ed io me ne stavo lì, inebetita, sulla panca. Incapace di dare un qualsiasi comando di movimento a tutto il corpo. Ho voluto fare un giro sul campo, prima di andare via.
Il campo che due giorni dopo sarebbe stato testimone della prima vittoria italiana femminile al 6 Nazioni. Quel campo che ha assorbito le mie lacrime di gioia e, due giorni dopo, quelle di tutte le azzurre, vittoriose sulla Scozia.
E il sapore di tutto questo qual'è?
Un hamburger.
Sulla strada del ritorno.
Sì, lo so: non ho dimenticato tutto il pistolotto di Super Size Me.
Ma ero in macchina con una diciottenne.
Ero contenta, lei era contenta, e avrei fatto qualsiasi cosa per renderla ancora più contenta.
Anche prenderle quell'assurda coroncina da portare mentre si mangia.
Anche sporcarmi le mani con quell'odore persistente e dolciastro.
Perché in quel momento, avrei mangiato anche un mattone, e mi sarebbe sembrato anche buono.
Ci siamo prese due ore solo per noi.
Nessuna telefonata a casa.
Niente di niente, a parte quell'hamburger.
Che tanto, per quanto mi riguarda, saremmo uscite fuori dalla bolla anche troppo presto!
11 commenti:
Meglio in mischia, eh? ;)
Al prossimo giro a Modena (o a Udine?) vediamo se sali in touche come la Robbby... :D
...e intanto congratulazioni, un bacino :x
hai trasmesso delle belle emozioni benissimo, grazie
...bella esperienza vero?eheh..in bocca al lupo per il futuro rokerssss!yo
Phoebeveryproudofyou!
Io vorrei lanciare una nuova campagna sociale: adotta una nazionale femminile.
Sono ragazze veramente dolcissime (a meno che non le facciate arrabbiare)..
Orso: tutta la vita, in mischia.
Pulici: grazie a te per la capatina a tavola.. torna quando vuoi! ;)
Ghe: sei troppo rock!
Phoebe: You know I love U...
Splendido... sembra quasi di essere in campo in mezzo a voi... lacrimuccia!
p.s. vediamo se stavolta indovinerai chi sono al primo colpo :P
Brava.
Semplicemente quanto profondamente brava.
mi hai commosso davvero tanto, sto piangendo per un maledettissimo hamburger. grande lara, so proud of you.
cazzo lara, come diavolo fai a trasmettere il batticuore attraverso lo schermo di un pc?
meraviglioso...alla prossima (preftiffffffimo fpero!!:D)
come nel sms che ti ho mandato..
ribadisco il concetto..
è un onore allenarti!!
cosa dirti altro...
grandissima Lara!!! sono contentissima e commossa per te... T_T
:D
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