Informazioni personali

La mia foto
Spezzano, Modena, Italy
Inguaribilmente energetica, e contagiosa.

17 dicembre, 2007

SPLISS!



APERITIIIII-VOH! Portato come un vessillo, una bandiera, qualcosa di cui andare estremamente fieri, ogni veneto dirà che lo Spritz è originario di un posto situato a 10 chilometri da casa sua (in qualunque parte del Veneto abiti!).
L'unica cosa che vorresti avere tra le mani una sera d'estate, al tramonto, sul Lago di Garda. O sui tavolini freddi fuori da una trattoria, prima di andare a cena, e quando non bevi dal bicchiere gelato, ti infili le mani sotto le ascelle per scaldarle. O all'una di notte, quando il Gigante ti vuole far sentire com'è diventato bravo a fare lo Spliss.
Con l'Aperol, non con il Campari. Un ingegnoso barista di Modena fa un buco sul tappino di una mezza bottiglietta d'acqua frizzante, e la stritola sul bicchiere alla fine della preparazione, per simulare l'effetto della soda, che non la trovi più da nessuna parte.
Io, da vera paciugona, metto proprio le dita nel bicchiere, per mordicchiare alla fine la fetta d'arancia, che ha assorbito un po' d'alcool.
Domenica mattina, dopo una onorata carriera di consumatrice di spliss, che spero proseguirà ancora a lungo con grande soddisfazione, ho preparato uno spliss a mia volta.
E l'ho fatto al Professore.
Benni docet: in ogni bar sport che si rispetti, c'è un professore, anzi, Il Professore. Che fa le recensioni dei culi femminili. Che viene ascoltato come un'autorità in qualsiasi materia (anche se credo il nostro Professore fosse un insegnante di educazione tecnica), e la sua interpretazione funge da precedente indiscutibile che mette la parola fine ad ogni insorgente controversia. Che si sbronza serenamente, mai in maniera molesta. Quasi filosofica, oserei dire.
Il Professore controlla lo spliss con fare arcigno. Borbotta un richiamo leggero per la cannuccia che ho, incautamente, lasciato nel bicchiere. Beve.
E sono promossa.

12 dicembre, 2007

PENNETTE POMODORO E RADICCHIO


E' già tardi, per pranzare: nei tavoli vicino, tutti hanno già allungato le gambe e conversano amabilmente con in mano la tazzina di caffè. Siamo qui, io e il Gigante: lui non si prende neanche la briga di sfilarsi dal giaccone. Io appoggio a lato della sedia la borsa delle carte, la mia borsetta e la toga floscia. Siamo dentro l'aula dalla mattina. Testimoni, domande, dubbi, botta e risposta, trappole, strategia, levate di voce improvvise, il viso smunto della mia cliente, che aveva attraversato l'Italia nella notte, per venire ad assistere al processo.
E' giovane, la mia cliente: è diffidente come una bestiolina selvatica.
Incontra oggi in un'aula di tribunale il suo ex datore di lavoro, che l'aveva illusa con la speranza del posto fisso, se l'era spupazzata contro la sua volontà e, dopo la sua resistenza, l'aveva licenziata.
Scrivo frenetica su fogli improvvisati. Non come adesso, sulla tastiera, che pondero bene le parole e le scelgo con cura. Lampi di idea che vengono subito fissati con l'inchiostro, che se non scrivi, hai perso: e loro stanno già parlando di altro.
La pausa pranzo è una bolla d'aria in mezzo al processo. Davanti al tribunale ci sono dei tizi coi rasta che protestano contro il C.T.P. C'è un freddo cane, ragazzi: ma non vedete che non vi ascolta nessuno? Uno di loro scaravolta sul marciapiede il suo amico, e gli sfila i pantaloni. Sotto i jeans larghissimi, che non oppongono resistenza, ci sono i pantaloni del pigiama.
Arriva il Gigante, discreto come un angelo custode.
Si becca tutta la mia tremenda sfuriata, sui testimoni che non azzeccano gli orari. Fulgido esempio di perfettinismo del cazzo, del quale sono una campionessa, ma anche bell'esempio di spaccamaroni che non sono altro!
Le pennette sono amare. Ci vuole una bella abilità per addomesticare il sapore del radicchio: oggi, in cucina, non ci sono riusciti. Ho anche preso un bicchiere di vino: lo so che non si beve, in servizio, e infatti mi tingo appena le labbra e passo l'ampio bicchiere nelle mani del Gigante, che beve il premio di consolazione.
Finita la bolla d'aria: si rimette in moto la potente macchina giudiziaria. Fino a sera. Il Collegio si ritira per deliberare. Il mio esimio collega difensore dell'imputato mi terrorizza a buona posta: "Quando ci mettono tanto, è perché stanno diminuendo la pena. Se sono convinti della colpevolezza, fanno presto e scrivono subito la sentenza. Ma quando si attardano.. beh..", e mi guarda con condiscendenza. Scaccio il pensiero infastidita: guardo verso il viso smunto e sua nipote. La nipote, che era venuta con lei quale dama di compagnia, si è appallottolata la giacca a vento e la usa come cuscino, per dormire sulle panche del tribunale. Scampanellio. Frusciano le toghe dei giudici mentre rientrano.
... responsabile dei reati ascrittigli.
Il viso smunto mi chiede: "Abbiamo vinto?".
Sì.

28 novembre, 2007

LA LUGANEGA DELLO ZAFFANELLA



Molti anni fa, conoscevo questo ragazzo che giocava a rugby.

Quelli della ballotta lo prendevano per il culo, per questa sua passione: "Ma cosa fai, giandone?!". Non si sa, da dove arrivi questa parola in modenese: e non si sa perché descriva un ragazzo alto come una pertica, magro magro, sgraziato e un po' perso.

Non era proprio perso, però non riusciva a spiegare il perchè preferisse la palla ovale e le sue regole strambe, piuttosto che quella tonda e le discussione condivise nei bar di ogni angolo di strada.

Il ragazzo continuava ad allenarsi, e diventava sempre meno magro, e padroneggiava sempre meglio i suoi movimenti. Quelli della ballotta non lo prendevano più per il culo, ma continuavano a non capire.

E lui aveva smesso di parlare di rugby.

A parte una sera, in pronto soccorso.

Ci ritroviamo con un dito e una testa rotti: dito suo e testa mia. E finalmente parla: un fiume in piena, anche se ancora non so che si chiama rugby.

Quando è cominciata la mia avventura con il rugby femminile, lui è stata una delle prime persone ad impararlo.

L'altro giorno, leggendo le notizie sulla giornata di Super Ten, ho letto il suo nome.

Ero felice, e commossa.

Sono andata a vederlo: avevo dietro tutti i Miclas che ruggivano, ma non sono riuscita a fare neanche un coretto timido: troppo emozionata!

Era una di quelle partite dove si levano ampie nuvole di vapore dalle mischie, e il freddo sugli spalti fa un contrasto pazzesco con le gambe scoperte dei giocatori, col sudore e la fatica.

Durante il terzo tempo mangiavamo grandi panini alla Luganega, e birra nell'altra mano.

Mi è venuto a prendere in mezzo a quella marea di felpe e giacche giallonere: "Vieni, Lara: ti presento mio fratello!".

Aveva sul viso i lividi della seconda linea, quelli sulle tempie.

E gli ho detto: "Adesso ho capito!".

E sorridevamo come due bimbi.

16 novembre, 2007

IL MIO RAGU' CONTRO L'ANORESSIA

Il ragù è per me segno di festa: me lo sarò tirata dietro da queste radici contadine che non ne vogliono sapere di andare via. Se un giorno ho un bel po' di tempo da passare in cucina, se sono andata in macelleria a scegliere il boccone migliore (scegliere? Macché.. è sempre lui, il macellaio ridanciano e pelato, che mi rifila quello che gli pare), se ho voglia di lasciare in casa quel buon odore di... "casa abitata", che rimane per tre giorni.. beh, io faccio il ragù.
Prendo la pentolona grossa, lo cucino tutto in una volta per un battaglione: quello che non uso subito, lo dissemino in cinque o sei bicchierini di plastica, coperti con la pellicola trasparente, per congelarli e farmi i miei surgelati casalinghi pronti in cinque minuti.
Non sono una di quelle che ci mette dentro tutte le verdure, a fare il soffritto: anzi, ammetto solo cipolla, carota e qualche pomodorino ciliegino, col sale, nel tritato da passare nell'olio per sette minuti. Non di più. Poi la carne, e mezzo bicchiere di vino bianco. Il sugo di pomodoro è un momento delicato. Il ragù non deve diventare un festival del pomodoro. Insomma, senza esagerare: ma occhio che si attacca alla pentola in un battibaleno, e dopo è un disastro, perché fino all'ultimo bicchierino surgelato si sconterà quell'orrendo saporaccio della distrazione momentanea!
La casa diventa più casa, quando si cucina il ragù.
Mi ricordo le prime volte alla casa dei matti: una casa non amata. Senza tende. Con il frigo vuoto. Il ricordo di un matrimonio finito che aleggiava ancora tra le pareti. Il riscaldamento funzionava, ma si sentiva sempre freddo.
Ho combattuto quel freddo con una pentolata di ragù.
La bimba rientrava dalle lezioni mattutine, che già la pasta era da scolare ed allegre volute di vapore mi arrivavano dritte agli occhiali (malediz!...).
Le chiedevo, mentre andava ad appoggiare libri e stanchezza in camera da letto: "Vuoi un piatto di pasta?". "Nooooooo, grazie. Ho già mangiato all'università" (see, come no?!). Io, zitta zitta, aggiungevo un piatto al tavolo, e riempivo di una mestolata, non abbondante per non spaventare. Il richiamo del ragù era infallibile: dopo cinque minuti arrivava, sulle sue ciabatte morbidone.
Guardava il piatto con fare indifferente: "Ma tu il ragù non lo fai come mia madre: lei ci mette un casino di unto, e si appiccica tutto al palato!" (eh, lo so bimba: non piace neanche a me il ragù troppo unto, quando fa quella bavetta arancione che rimane nel lavello anche dopo aver lavato i piatti!). Chiedevo: "Vuoi un po' di formaggio?". "No, grazie.." (eh, sì: mi allargavo un po' troppo!). Il piatto era vuotato, equamente diviso tra i racconti dei suoi morosi e gli esami da preparare.
E io la ascoltavo, ripensando ai miei esami, ai miei terribili morosi dell'adolescenza, e alle schifezze che mangiavo nella mia inquietudine. Solo vasetti di yoghurt magro, o fette di cocomera. Per settimane. Sospiravo: tanto in freezer stavano già pronti cinque o sei bicchierini di plastica, coperti con la pellicola trasparente.

31 ottobre, 2007

???


Sono andata a mangiare da mia nonna.
Mi fa sempre effetto, vedere con quanta cura custodisca le mie foto, dalle origini ai giorni nostri: i calzetti corti dell'asilo, il ciuffo cotonato dei 16 anni, la corona d'alloro della laurea. Arrivo e mi fa un'osservazione qualsiasi sui miei vestiti: una volta è la gonna troppo corta, un'altra volta è la camicia troppo scollata.. oggi è il colore delle guance troppo pallido. Sorrido con tenerezza e mi metto al tavolo rotondo che, una volta, era gremito di parenti, il nonno che sovrastava tutti e chiedeva silenzio per ascoltare il telegiornale. Tegami grandi e fumanti che facevano la spola dalla cucina alla sala, per sfamare il branco e soprattutto i cuccioli. Oggi la casa è vuota, e ci sono io. Anche le porzioni sono più piccole. Tegamini mini. La nonna mi mente, dicendo che ha già mangiato. Lo so che non è vero: non mangiava neanche quando eravamo tutti lì! Lei se ne stava in disparte, di fianco ai fornelli, e si nutriva delle nostre facce soddisfatte che masticavano a più non posso.
Mi porta un piatto di fusilli ai funghi.
Pianto la forchetta nella pasta, con un dubbio in testa: "Ma nonna, sei andata a funghi? Ma quando, che è un sacco di tempo che la mamma non ti ci porta?".
E lei, tutta contenta, come se mi svelasse un segreto: "Non ci sono andata.. oh, non ci crederai, ma questi funghi li ho trovati qui a Spezzano, ai giardini pubblici, sotto un pino!". Mi si blocca il boccone a metà della gola. FUNGHI A SPEZZANO? Se non sono velenosi, sicuramente saranno tossici per aver aspirato nutrimento da questa terra intrisa di fanghi ceramici. Morirò, con il fegato che implora pietà. Uccisa da un piatto di funghi di città.
Poi guardo mia nonna: sorride. Per la soddisfazione di aver trovato questo regalo della natura in mezzo al cemento. Mi ricorda un racconto di Marcovaldo (che, guarda caso, termina in una corsia di ospedale, dopo una lavanda gastrica).. "Ti piacciono?"
Li ho mangiati tutti.
Anche se sapevano di piombo.

22 ottobre, 2007

TORTA SALATA CON SALSICCIA E PATATE


Prendete la parta sfoglia, quella compera, da srotolare.. Adagiatela su uno stampo da pizza, lasciando un bel bordino in verticale, almeno di tre dita (se bucate la sfoglia, non si gonfia come un pallone: ma se la bucate troppo, il ripeno cola sul fondo.. all'occhio!). Sbattete a parte 4 uova, unite la salsiccia a pezzetti, un pizzicotto di pepe e uno di sale, patate già lessate tagliate a cubetti e, se vi va, un po' di formaggio grattugiato. Dopo versate il composto (mica tanto liquido, mi raccomando, per colpa dei forellini di cui sopra.. se vi è venuto troppo poco denso, aggiungete un po' di pan grattato.. non ancora del formaggio che se no diventa troppo salato!) nello stampo, sopra la pasta adagiata. Chiudete con un'altra sfoglia, da srotolare. Tagliuzzate via con un coltello la pasta che sporge dal bordino, e usate gli avanzi per fare delle decorazioni stupide sulla torta, oppure buttateli via.. Infornate la torta a 200°, aspettando che la superficie diventi bella dorata.
Mangiata calda, la torta salata è uno spettacolo della natura.
Mangiata riscaldata, forse è ancora più buona.
Ma mangiata fredda, la torta salata è quanto di più letale ci sia su una tavola..
Ieri pomeriggio la torta fredda andava giù a fatica, con bocconi amari masticati controvoglia.
Un clima falsamente festoso, con la musica troppo alta.
Voglia di coprire la delusione con una bella dormita.
E invece no. Bisogna sempre essere simpatici, allegri e disponibili.
Nulla di male, se la torta fosse calda: non costa niente un gesto gentile, quando una persona sta bene di suo. Ma un gesto gentile quando uno ha proprio i maroni girati, è come una fetta di torta fredda, infida, che si acquatta nello stomaco per ricordarti che stai male. Stavolta non si piange. Ma si rimugina tra succhi gastrici acidi.

15 ottobre, 2007

CIOCCOLATO GIANDUJA LATTE CON NOCI DI SORRENTO


E' da considerare doping?
Il corpo si lamenta.
Tutto fa male.
Tutto tira.
Tutto sembra al posto sbagliato.
Come un mazzo di carte prima del gioco, che viene rimestato più e più volte.
La testa vuole che tu faccia allenamento, per imparare, per migliorare, per mettere a punto.
Ma il corpo non risponde. Si rifiuta.
Ma la testa è più furba del corpo.
Vede questa elegante coppetta di vetro smerigliato.
Vede la dicitura invitante sull'etichetta.
Vede la carta dorata che avvolge un'altra preziosità.
Il corpo capisce, e abbocca immediatamente come un allocco: manda l'ordine alla bocca di produrre abbondante salivazione.
La cartina scivola dal corpo morbido, mantenendo le più rosee promesse.
Il cioccolato si spande sulla lingua. Aderisce al palato. Invade di benessere tutto il corpo.
Che finalmente tace, appagato.
E' da considerare doping?

26 settembre, 2007

FILETTI DI TRIGLIA GRATINATI


Grattugiare il pane in un piatto. Aggiungere prezzemolo tritato e un po' d'aglio. Io metto anche il sale direttamente mescolato alla panatura. I filetti di triglia vanno fatti girare nella panatura, fino a che non siano tutti belli spolverati di pane e prezzemolo. Poi nel forno, caldo caldo, fino a che la crosticina non si compatta e assume quella bella sfumatura dorata.
Sono buoni. Buonissimi.
E in casa rimane il ricordo di questa bella mangiata per lunghe giornate.
Puoi aprire le finestre, puoi bruciare essenze. Pare che la triglia svanisca, e invece rimane in sottofondo, beffarda, e salta fuori appena ti distrai un attimo. Appena cedi le armi e non combatti l'odore.
Al terzo giorno di triglia, ti viene voglia di non cucinare mai più pesce in tutta la tua vita..
Al massimo, quando ti viene fame di mare, fai un salto su a Pavullo (in montagna!), al Principe, dove te la cavi anche con pochi euro! E, soprattutto, per combattere l'odore di triglia te la cavi con una bella salviettina aromatizzata al limone a fine pasto.

05 settembre, 2007

LA RICETTA DELLA FELICITA'


Me l'ha chiesta una persona.
Con tutta l'urgenza e la forza che ha un animo che non riesce a trovare pace.
Io non la so.
Ci si va vicino tante di quelle volte da perderci il conto.
Ma non si arriva mai alla perfezione.
Sembra quel vecchio impiegato di nome Grand, nella Peste di Camus: cercava di scrivere l'incipit ideale del grande romanzo, la perfezione letteraria che già dalla prima frase avrebbe fatto abbassare i cappelli dei critici. E la sontuosa giumenta saura continuava a percorrere il Bois de Boulogne, senza trovare pace. Tra una montagna di aggettivi che lo scrittore cercava di accostare senza essere mai soddisfatto. Una congiunzione in più o in meno. E l'andatura dei verbi che scandiva il trotto del cavallo condannato ad un'eterna passeggiata.
Ed il romanzo era diventato quella prima frase, rivisitata e rimaneggiata all'infinito.
Non ce l'ho la ricetta della felicità, mi dispiace.
Hai visto come scrivo le ricette di questo blog.
Non c'è mai un peso, una proporzione, una quantità definita.
So solo che se fai così, è buono.
Ma ci devi mettere un sacco di fantasia anche tu, perché le mie ricette, così come sono, non servono a niente. O meglio: servono solo a farti venire fame.

29 agosto, 2007

LA CARBONARA MERIDIONALE



La chiamava così, il mio avvocato. Quando facevamo tardi in studio, perché un interrogatorio durava più del previsto, o un Giudice ci metteva un sacco di tempo a deliberare, l'avvocato appoggiava la borsa di cuoio e mi apriva la porta attigua allo studio, dove aveva la cucina "da battaglia": "Lara, Resta a mangiare con me???".

Abbiamo passato 5 anni assieme, un sacco di tempo, un sacco di problemi risolti, preoccupazioni, rotture di maroni, occhi stropicciati per aver passato troppo tempo davanti ad un computer.

Ma mi ha sempre dato del "Lei". E mi ha sempre stretto la mano per salutarmi.

Riponeva la giacca, infilava la cravatta tra un bottone e l'altro della camicia, all'interno. Un grembiule per coprire i pantaloni e si metteva ai fornelli, rimboccandosi le maniche.

Bisogna far soffriggere l'aglio precedentemente triturato, fino a farlo dorare. Aggiungere il peperoncino e un poco di prezzemolo. Grattugiare una pagnottina di pane secco e una manciata di pecorino.

Gli spaghetti sono pronti in un attimo. Va aggiunto il soffritto, poi il pane grattugiato e, in ultimo, il pecorino.

E' un piatto di una semplicità disarmante. L'avvocato, di solito, mi preparava anche una frittata. E, sempre, un dolcino a fine pasto, prima del caffè. Va bene il pasto rapido, ma il dolcino non deve mai mancare! Non si sa mai che mi manchino le forze, per la seconda parte della giornata in ufficio.

Quando si tornava di là, in studio, non rimaneva nulla di questa parentesi casalinga in mezzo al lavoro, se non un vago sentore di buono, sui vestiti. E la cravatta dentro la camicia se l'avvocato se la dimenticava.

Oggi preparo la "carbonara meridionale" solo quando ho molta molta fretta. E mi vien da sorridere, pensando all'avvocato calabrese che scrive le poesie e si rimbocca le maniche per cucinare alla sua praticante.

20 agosto, 2007

WURSTEL

 Piccola salsiccia. Almeno, questo è quello che recita il vocabolario.
Siamo a zonzo, in moto, un po' in Germania e un po' in Austria.
Molta acqua, dal cielo, nei torrenti rigonfi, nel verde sfavillante di queste piante che non conoscono siccità. Ma acqua in tavola molto poca.
Come si fa a dire ad un'emiliana che quel bego nel piatto è una piccola salsiccia? La carne (non necessariamente di maiale, e già qui mi si storce il nasino, ma anche pollo, tacchino), per lo più scarti ed interiora, viene sminuzzata in pezzettini indistinguibili, insieme a grasso, spezie, acqua e... chissà! Li chiamano addittivi. Tutto finisce in un budello liscio liscio. A volte insieme ad altre bontà: più volte ho affrontato i temibilissimi Berner Würstel, dentro i quali si inglobano alla ciccia dei tocchetti di formaggio, e il tutto è avvolto da una fetta di speck.
La mattina occhieggiano dai vassoi salumi non meglio identificati. La lingua si stufa presto di tutto questo piccante pepato. La pancia lievita, complice anche il fiume di birra che occorre bere per entrare completamente nello spirito dei luoghi.
E i dolci, spugnosi, invitanti, immensi, glassati come la neve che copre le sommità di queste montagne poco gentili. Picchi e asperità, come nella lingua dalle lunghe parole, dalle dieresi e dalle "acca" catarrose.
Ultimo giorno, ricordino dai monti: è un piccolo grande gesto di ribellione del mio corpo, nella pieghetta tra il naso e la guancia. Ho una piccola cima sul viso, un piccolo monticello che mi segnala: attenzione, qui dentro stiamo facendo fatica a smaltire tutto quanto! Datti una regolata..

02 agosto, 2007

PRUGNA


Ne arriva un cestino di plastica striminzito, a fine pasto!
Suggellato da un elegante fascetta di cartoncino che recita: "AGIA: Associazione Giovani Imprenditori Agricoli".
Ci guardiamo perplessi: a parte il fatto che associare l'idea di "agio" al nobile ma faticoso mestiere del contadino, suona un po' comico. Poi il Politically Correct che stride sempre a sproposito: imprenditore agricolo, per dire contadino. E giovane: che significa? Sotto i venti? Sotto i trenta? Sotto i quaranta?
Addentiamo la prugna. Oh, almeno questa è buona.
La scenografia è quella della Festa di Bosco Albergati.
E, come ogni Festa che si rispetti, è dovuta una visita all'angolo natura: quello dove i bambini trascinano i genitori riluttanti per vedere la loro prima gallina/mucca dal vivo. Sono le dieci di sera, e le mucche se ne stanno già lì con le saracinesce degli occhi abbassate, mentre i cuccioli d'uomo, lì intorno, strillano come degli invasati (recupero nella mia testa un'immgaine triste di un marchingegno ideato da mentalità sicuramente nipponica: un contenitore del latte fatto a forma di mucca di pelouche, per far capire ai bimbi da dove proviene il latte che bevono). I cuccioli della maialina nera, invece, poppano come degli invasati: sono lì, in una decina, ingordi, che sconquassano 'sta povera bestia con la forza che viene dalla fame. La povera maialina nera è l'immagine del sacrificio materno! E le galline, appunto, che contrariamente ai detti popolari sono ancora sveglie e ruspantissime.
E infine l'asino: il cartello recita "Mordicchia un po' le mani ed i vestiti". Ed infatti protende le labbra verso il mio bellissimo e tintinnante bracciale rosso. Col cavolo, bello mio.. Vai poi a mordicchiare qualcun altro!..
I ragazzi, nello spazio della villa, invece di accodarsi a questa smania di natura innaturale a tutti i costi, servono una bella lezione a tutti quanti, e accolgono i visitatori con la Sky Line di una serie di ciminiere fumanti ed il cartello di benvenuto: "ZONA INDUSTRIALE BOSCO ALBERGATI".
Chapeau..

25 luglio, 2007

FOIE GRAS D'OIE

 
Dedicato alle nuove storie d'amore, che nascono e scombinano tutti gli equilibri preordinati.
Le storie che aprono infinite strade, e arrivano le vertigini per le emozioni ancora da provare; per la gioia di scoprire una persona nuova come un continente da esplorare.
L'aria entra dalle due portiere aperte, mentre fumiamo l'ultima sigaretta della giornata.
Sopra di noi il cielo è appena stato lucidato da un vento inaspettato e dolce.
Tanti sono i fili che partono dalle nostre vite, e questo intreccio rischia di diventare tanto esteso da perdere di vista le cose contemporaneamente. Ma ciò che conta rimane. Ciò che pesa poco viene trasportato via come le foglie degli alberi cadute troppo presto per l'eccesso di caldo.
Il patè di fegato d'oca: la mia signora, in Francia, lo metteva nel panino, tutti i giorni per la mia merenda a scuola. Era strano, perché avevi una cosa proletaria come un panino, riempita da una cosa così nobile come il fegato d'oca. Una prelibatezza per palati fini. Talmente fini, che il mio palato faceva fatica a familiarizzare.
Risentirlo l'altro giorno mi ha fatto sorridere.
E la senape Maille dentro l'insalata! I francesi fanno fatica ad apprezzare le cose semplici. Il sapore più immediato del mondo deve essere sommerso da una salsa, da una stranezza, da una prelibatezza.
Eppure la vita è semplice.
Mangiare solo ciò che ci piace.

17 luglio, 2007

CREME DA MANGIARE




L'ingresso alla Bottega Verde.. per me, il paradiso in terra.

Apro tutti i flaconi (i tester! Son lì apposta!!!) per annusare quelle fragranze divine.

E le commesse mi guardano con grande disperazione: ma la loro vendetta arriva tosto..

Vado al bancone infilando buoni sconto e promozioni come un'acrobata, non mi faccio tentare dal loro sguardo languido: "Avrebbe un altro prodotto col 40% di sconto"..

E arriva la mazzata: mi infilano nella borsina i campioncini gratuiti!

E ciò sarebbe fonte di ulteriore delizia, non foss'altro che ultimamente, nell'ordine, mi sono arrivati:



1. Doposole rassodante anticellulite con olio di jojoba e caffeina (grr!).

2. Trattamento antirughe al dulcemino con derivati da lievito di birra e mandorla ed estratto da leguminose (grrrrrr!).

3. Crema seno con kigelia africana rassodante (GRRRRRRRRR!!!!).



E che caz...pitina!

Stando alla valutazione delle commesse della Bottega Verde io dovrei essere una specie di carampana buona solo per la rottamazione..

16 luglio, 2007

CAFFE' FREDDO SHAKERATO

 
Oggi cambio mestiere. Almeno per un pomeriggio.
Dietro un bancone, a fare la barista. Mi infilo il grembiule e mi sento già diversa.
Assumo movenze precise e misurate. Chiacchiero amabilmente del tempo che fa, cosa che non mi sognerei mai di fare, fuori da un bancone. Il vassoio su una mano, con fare elegante (nonostante il dito anulare insaccato, regalino di un allenamento di una settimana fa), volteggiamento tra le sedie e i tavoli. Scambio di battute da manuale su quant'è bona la barista! Beh, un po' di autostima non guasta, ma gli apprezzamenti arrivano dagli ottantenni.. Ci si accontenta.
E il caffè shakerato, questo sconosciuto.
5 cubetti di ghiaccio nello shaker. Chiedere al cliente quanto zucchero (se vuole dello zucchero). Caffè luuuuungo lungo, da arrivare quasi all'orlo della tazzina (roba che caldo un caffè così non lo berresti mai). Rovesciare la tazzina dentro lo shaker, chiudere in fretta, che se no il caffè squacqyera subito il ghiaccio. Pollice sinistro sotto lo shaker, e le altre dita a ventaglio, sopra. Medio destro sul tappo dello shaker, e le altre intorno, ad artiglio. Scuotere con morbidezza usando molto i polsi. Togliere il primo tappo, e versare nella coppetta. Aprire un po' il secondo tappo, e far scivolare la schiuma, questo molto lentamente. Che il cliente è lì che sta guardando, con la bavetta perché fa caldo, e quel caffè freddo è addirittura bramato..
Fatto!
Lavare lo shaker, e asciugare con cura ogni pezzo.
Perché un altro movimento apprezzatissimo della barista è proprio quello di strofinaccio. Posizione da ascolto, poco impegnativa. Il/La barista che asciuga, ascolta bene. Ed è lì anche per quello, fondamentalmente.

09 luglio, 2007

UNA BIRRA UN PANINO E POI...


Una birra ghiacciata bevuta sotto un tendone, al parco. Con al tavolo un Amleto da camera (e la Principessa: "Ma cos'è, un porno?") siciliano ma con l'accento perfettamente truccato. La Sonja ha i lunghi capelli ondeggianti, come non glieli vedo mai durante gli allenamenti. E una grande ginocchiera che fa un po' donna bionica.
Abbiamo appena finito di girare il nostro primo video musicale, con gli Ex Presidenti. Dev'essere la prima volta che una batteria solca il glorioso campo da rugby di Formigine. Ciamma ha ancora gli occhi bistrati per il trucco del tributo ai Green Day. Totonno ha la maglia strappata, e ride di gusto alzando le bacchette al cielo per incrociare la traiettoria del pallone.
Fa un caldo primordiale, e dal lato del campo, la piccola Alissa fa le bolle di sapone e sgrida le api che le si avvicinano. Ancora un segno sul corpo: è sotto il gomito. Una lunga strisciata rossa, con escoriazioni rossastre. Il mio corpo sta diventando un libro, che racconta la storia di questi giorni. Antenna Uno Rock Station ha chiuso le sue porte per sempre. Ora gira solo la nastroteca, finta come la musica dei supermercati. E il cuore che le persone hanno messo in quel sogno è ormai un ricordo lontanissimo. Mi era venuto in mente, di andare in radio. Per salutare le mura. Poi mi sono detta: ma sei impazzita? Sono le persone, che contano. E come un segnale divino, ieri sera ho chiesto a Luca di darmi uno dei due auricolari per sentire la canzone che stava ascoltando. Ziggy played guitar... E giù a cantare come dei matti, davanti allo sguardo allibito dei fighini che stavano lasciando alle spalle Via Gallucci. Ci siamo seduti sul bordo del marciapiede. E gli ho raccontato della radio libera che era Antenna Uno. Avevo cominciato con "Highway Star" dei Deep Purple. Ho finito con "Moonage Daydream" di David Bowie. In mezzo: 13 anni.

04 luglio, 2007

CARNE DI CAVALLO


A fare il paio con gli spinaci, per tutta l'infanzia. Quando il dottore guardava sconsolato quelle analisi di sangue sbiadito, povero di ferro. E mi veniva in mente l'immagine di Popeye, con la pipa all'ingiù, tutto mogio e pallidino. E come diventava improvvisamente forte e baldanzoso con una scatoletta di spinaci. Io non ho mai fatto così: una distesa impressionante di fettine di carne di cavallo. Campi interi coltivati a spinaci. Migliaia di cucchiai di quello sciroppo orribile che sapeva di ruggine. Ma l'effetto Popeye non è mai arrivato, così dirompente e definitivo: i globuli rossi sono sempre rimasti a livello di guardia. In compenso, mi piace moltissimo la carne di cavallo. Gli spinaci meno.
Una scottata appena. Giusto per far cambiare di colore la superficie. Perché la carne acquistata al mercato di via Albinelli è così buona e tenera, che è quasi un peccato rovinarla con la cottura. E niente limone, che azzera il sapore. Solo un pizzichino di sale iodato.


27 giugno, 2007

VALERIANA

 
Parlo con te, oggi.
Perché si fa così fatica a trovare della buona verdura, nel posto che ti sei scelto da vivere per quest'estate. Il posto che ti sei scelto per vivere.. non so se ho usato la parola giusta: perché mi dici che non sei di casa in nessun posto.
Non ho mai capito questo tuo spirito un po' zingaro.
Il fatto di non fermarsi mai.
C'è chi lo ritiene un pregio: serve per conservare l'animo giovane.
Ma io credo che ci si possa fermare, quando uno è felice.
Se uno non si ferma, vuol dire che è insoddisfatto.
Da dove arriva questa insoddisfazione? Perché devi sempre andare così lontano?
La valeriana ha naturali proprietà calmanti. L'unico difetto è che dura poco, anche in frigo. E' inesorabile, ma dopo due giorni la foglia avvizzisce miseramente e acquista un sapore amarognolo.
Mentre invece è buonissima, quando è fresca.

25 giugno, 2007

LA CENA CHE NON SO

E' successo in maniera del tutto inaspettata.
Un pretesto. Il mio compleanno.
Mio padre che mi intercetta, in uno dei 5 minuti in cui ci vediamo di un giorno qualsiasi:
Papy "Ehm ehm.. fra due giorni la mia bimba compie gli anni!"
Lara "Eh, già.."
Papy "Si potrebbe andare fuori a mangiare!"
Lara "Va bene.."
Papy "..."
Lara "..."
Papy "Con Enrico."
Mi giro mozzando il respiro a metà.
Mio padre.
Dopo un anno.
Mio padre incontra il Gigante.
Mia madre.
Allo stesso tavolo.
Mi vedo: rumore di posate, tossicchiare nervoso. Le sopracciglia di mio padre ancora più aggrottate del solito. Due campioni che si fronteggiano, sul campo di battaglia di un ristorante.
Non so cosa mangerò, stasera.
Credo che non riuscirò a sentire neanche un sapore.

18 giugno, 2007

VELLUTATA DI ZUCCA








Cosa c'è di buono in una mandibola spezzata.


Ali Williams, seconda linea degli All Blacks, si è rotto la mandibola in un tremendo scontro contro la spalla di Sebastien Chabal.
E' stato operato e gli hanno bloccato i denti, per cui può alimentarsi solo con cibi liquidi, che beve con una cannuccia: gli All Blacks in persona hanno bandito un concorso per la zuppa migliore.

Esiste un videoappello su YouTube e un indirizzo di mail al quale mandare le ricette.
"After breaking his jaw in the second Iveco Series Test against the French, Ali has been left sucking his meals through a straw.
Check out his video appeal (on allblacks.com and YouTube) for soup recipes and be in to win a signed All Blacks rugby ball. Send your recipe to

Thanks and good luck!"

Io propongo una ricetta onesta: è troppo delicata per dare soddisfazione, ma almeno è facile da preparare.. Ci vogliono, in egual misura, zucca, patate e carote. Più una mezza cipolla. Pulire le verdure e tagliarle a tocchetti (i primi belli regolari, gli altri, dopo che mi sono spaccata i m**oni, meno regolari). Metterle a cuocere in acqua e sale (o un dado), aggiungendo anche un po' di salsa di pomodoro. Quando le verdure sono belle lessate, frullare il composto sino a renderlo cremoso ed omogeneo. Unire l'olio crudo e cospargere di abbondante parmigiano. Al posto del parmigiano, per quando Ali potrà tornare a masticare, io ci metteri un po' di noci sminuzzate (ma qui non so se gli passano dalla cannuccia).

Con augurio di pronta guarigione.

15 giugno, 2007

ARROSTICINI


Nella cucina tradizionale abruzzese è assai frequente trovare utilizzata la carne di agnello o di pecora. Una ricetta particolare usata per cucinare questo tipo di carni sono gli arrosticini (o "'rrustelle", o "arrustelle"): carne ovina tagliata a tocchetti ed infilata in spiedini, la cui cottura avviene su di un bracere dalla caratteristica forma allungata definito "canala" per la sua somiglianza ad un canale di gronda.
Se guardi negli occhi un abruzzese parlare degli arrosticini, vedi trasparire qualcosa di più di un semplice piatto della cucina povera. Sono stata presa da un gruppo di Briganti che mi hanno snodato la mia rigidezza nordica. Con una lingua del tutto incomprensibile, fatta della metà delle lettere che compongono le parole. Ma con gesti schietti e generosi. Sempre un boccale di birra proteso ad offrirti da bere. Un canto che parte e contagia:
Ammo pusato chitarre e tamburo
pecchè 'sta musica s'adda cagnà.
Simmo briganti e facimm' paura,
e cu 'a scupetta vulimmo cantà.
E mo cantammo 'sta nova canzone,
tutta la gente se l'adda 'mpara.
Nun ce ne fotte d'o re Burbone
ma 'a terra 'a nostra e nun s'adda tucca.
Tutte e paise d'a Basilicata
se so scetati e vonno luttà,
pure 'a Calabria mo s'è arrevotata;
e stu nemico 'o facimmo tremmà.
Chi a visto o lupo e s'è miso paura,
nun sape buono qual'è verità.
O vero lupo ca magna 'e creature,
e 'o piemontese c'avimma caccià.
Femmene belle ca date lu core,
si lu brigante vulite salvà;
nun 'o cercate scurdateve 'o nome;
cai ce fà guerra nun tene pietà.
Omo se nasce, brigante se more,
ma fino all'ultimo avimma sparà.
E se murimmo menate nu fiore
e na bestemmia pe' 'sta libertà.
Il mare negli occhi, il sole davanti e la ruvidezza di una terra aspra, che nel passato è stata difesa con la vita di molti.

13 giugno, 2007

INSALATA DI FARRO

 
Affettare fine una mezza cipolla. Metà della metà va messa a bollire insieme all'acqua che servirà per lessare il farro. L'altra metà va immersa in acqua, per far perdere il "pizzicore". Olive nere. Pomodorini ciliegini. Basilico fresco. Una fetta di pecorino stagionato. Affettare tutto a dadini, più o meno della stessa grandezza (no, il basilico no: le foglie lì vanno spezzate a metà, a mano, così rimane anche un buon odore sulle dita). Raffreddare il farro dopo che sarà ultimata la cottura. Unire i dadini, le foglie di basilico, e olio d'oliva. Una spolverata di pepe e un po' d'origano. Voilà. Preferibilmente in quantità industriali, che il farro tiene poco..
Correre sotto la pioggia deve dare la stessa sensazione che prova il farro quando viene raffreddato. La goccia arriva sulla pelle calda, ed evapora di nuovo in aria, portandosi dietro la tensione e il dolore.
La mia migliore amica si è innamorata, e guardo con stupore il miracolo di quegli occhi conosciuti che mi rivelano una luce nuova.
Il mio migliore amico, invece, si è chiuso in un guscio che dura da due giorni: fuori tutti. E ne riparliamo venerdì.
Il telefono continua a squillare impazzito. Mi sento come una stazione ferroviaria di una grande città: le storie passano attraverso di me, ma nessuna si ferma realmente per tanto tempo.

25 maggio, 2007

GRAMIGNA ALLA SALSICCIA

 Arriviamo al campo intorno alle 8. Niente scarpe coi tacchetti: stasera si va a correre al parco. Facciamo girare un bel po' di teste, sarà perché è un bel gruppo di belle figliole, sarà perché facciamo un casino indiavolato.
E' bella questa idea, di uscire dal nostro rettangolo d'erba. Ci sono gli alberi secolari. Ci sono le anatre nello stagno. La Trenti manda un bacio al gelataio: "Non si sa mai.. per i nostri gelati futuri!". Ritorniamo al campo che Papà Casolari è tutto rubizzo in faccia per il caldo dei fornelli: gramigna alla salsiccia. Tutte le volte che, durante il gioco, passiamo davanti a quella parte di campo, arrivano delle potentissime zaffate di ragù che rammoliscono le ginocchia all'istante. Ma teniamo botta, e alla fine ci mettiamo lì, ad allineare bottiglie su bottiglie che si svuotano.
La pasta è molto più buona, a mangiarla su quelle panche rigide, dopo una bella faticaccia!
E per le Volpine, hip hip hurrà!

22 maggio, 2007

I FAGIOLI DEL PEONE


Prendere una cipolla e tritarla finemente. Soffriggere in olio d'oliva, fino a che comincia a dorare. Aggiungere uno spicchio d'aglio intero, schiacciato. Unire della luganega, tagliata in tocchetti non più lunghi di due dita, e scottarla leggermente. Aggiungere un bicchiere di birra e salare con due pizzicotti. Unire: fagioli cannellini, rosmarino e peperoncino (io col peperoncino tenderei ad esagerare). Per ultima, ho tenuto la conserva di pomodoro, ma senza esagerare: non più di un bicchiere anche in questo caso. Quando il tutto diventa troppo pastoso, aggiungere di volta in volta un po' d'acqua, fino a cottura ultimata della luganega. In ultimo, una giratina di macinapepe.
Questa è la ricetta a più alto contenuto erotico dell'universo: un uomo che sia uomo non può resistere ai fagioli Trinità! Servire rigorosamente in ciotole di terracotta, con pane toscano per fare la scarpetta..

02 maggio, 2007

BRAZIL


Bisogna prepararsi fisicamente, ad una serata del genere: perché, in assoluto, è la magnata più imponente che io possa affrontare. Da dilettante, la scorsa volta mi sono strafogata nei primi cinque piatti, arrivando neanche a metà del menù. Ieri sera, invece, sono stata più oculata. E ne ho saltato soltanto uno (il roast beef con verdure, con gran dispiacere, ma proprio non ce la facevo 'cchiù). Lama sulla carne tenera, fa un po' impressione, da vedere così vicino agli occhi. Ma è anche molto, molto, troppo buono. Ho fatto la figuretta, oltre tutto, di ordinare per ben tre volte la ciotolina con la salsa di peperoni (verdi, rossi e gialli) e cipolla, tropppppoo bbuoooona. Il Gigante ha attaccato, invece, i fagioli neri, con grande soddisfazione. Chiusura con un Matuzalem meraviglioso. Così odoroso da far pizzicare le narici che si avvicinavano al bicchiere, ma così delicato da scivolare sulla lingua come velluto.

26 aprile, 2007

LA PROVOLA



Guardo il fiume, in questo mare di piumini che mi strizzano gli occhi. Caffè dozzinale in bicchiere di carta. Motocanibambinidacombattimentogitadomenicaleascellepezzate. La rabbia sta rimontando dai meandri della mia incomprensibile anima. Cosa c'entra quella persona meravigliosa che da mesi ha deciso di unire la sua strada alla mia? Nulla, forse.. ma la rabbia non ha direzione. Ti porta ad odiare la panchina troppo rigida, l'aria troppo forte che entra dal finestrino, i discorsi tritati sulla vita di coppia. Mio padre non ha voluto neppure vedermi: ho aspettato per 20 minuti che finisse un sudoku troppo difficile. Rabbia alla notte, anche se cerco di ricacciarla indietro aggrappandomi ad una spalla amata che ondeggia tranquilla nelle acque del sonno più profondo. La Ninni lontana: dopo che ieri sera l'ho traghettata dall'altra parte del Po, per una provola su una pizza tarda. Mi sono svegliata come un lunedì mattina, e invece è giovedì.

23 aprile, 2007

L'ULTIMO CIOCCOLATINO PRIMA DELL'ESTATE


Si sa: d'estate i cioccolatini spariscono dai banconi dei bar.. E fa lo stesso effetto della prima maglietta a maniche corte della stagione. O delle vesciche dietro i piedi per i primi sandali senza calze. Ieri pomeriggio il caldo era infernale, ma questa simpatica signora, con mansioni da cuoca e la voce da tenore per il tifo della squadra di rugby, ne aveva una ciotola stracolma da distribuire a pubblico, giocatori e dirigenti, nel terzo tempo. Il coach me ne rifila uno ogni 5 minuti.. e gli dico: "Coach, basta col cioccolato, che tanto non divento pilone!". E uno lo occulto molto furbamente sulla macchine del gigante, in uno degli anfratti delle portiere, scordandomene dopo 30 secondi. Risultato: carico l'impianto dopo la festa, faccio per partire con la Marcella alla volta di Sozzigalli per andare a restituirlo, infilo le dita nella portiera per chiuderla e... GAAAK! Sostanza molle, marrone e non identificata.. Bene, è ufficiale! Benvenuti in estate.. col vento fresco che gira intorno al giardino del Griffin's. Aria nuova. Mi sento un bel friccico nel core!

20 aprile, 2007

IL RISO ABBONDA

Qui si sta virando decisamente sul salutista.. basta col semplice riso! Adesso è riso integrale, o orzo, o farro, o grano.. Sembra che faccia bene. Magari sì, ma non mezzo chilo alla volta. Sorrido guardando quello che sta succedendo con il rugby: fino a poco tempo fa non c'era, e adesso, piano piano, entrano nella mia vita dei personaggi stranissimi, che mi riempiono il cuore. Un allenatore argentino che si commuove al telefono. Un Presidente in calzoncini corti che corre con noi per il riscaldamento. Due sorelle bionde come il grano che danno i bacini alla mamma e delle mazzate terrificanti alle avversarie. Una napoletana con l'apparecchio e i cornini portafortuna attaccati al telefonino. Una pallavolista piena di piercing a cui piace farsi asciugare i capelli dagli altri. La ex campionessa di ginnastica artistica. L'ucraina con i pantaloncini ridottissimi. La principessa con la voce flautata e gli occhiali. La mia migliore amica che, per la prima volta nella sua vita, si decide a comprare un reggiseno sportivo.. e ridiamo, ridiamo come delle matte quando, a fare i saltelli, non balla niente. Evvai!

16 aprile, 2007

FILETTO DI ANGUS AI FUNGHI PORCINI


Donazione AVIS alla mattina, e come tutte le volte mi viene la fissa di dover reintegrare. Carne, carne, carne.. Come una belva libera per sbranare. Grrrr! Al posto de L'Angelo Azzurro, a Fiorano, hanno messo il Colorado Café (oibò!). E lì andiamo, a veder soffrire l'Inter contro un bel Palermo.. ma il calcio ha perso un sacco di smalto, per me. Siamo andati fino a Parma, sabato: per vedere il derby cittadino di rugby. E domenica pomeriggio di nuovo a Colorno, per il femminile. La piccola Jessica giocava, un po' più grande con le imbottiture e la cattiveria della competizione. Una sacagnata senza pietà, 78 punti a zero per il Biella.. E malumore tra le ragazze (mi becco anche della stronza, senza aver fatto nulla! E va beh..). La settimana si apre davanti senza scossoni, ma ho un po' perso interesse per il quotidiano: bisognerebbe che rientrassi sulla terra il prima possibile. Ho genitori preoccupati, un fratello che compie gli anni e che non vedo da una vita, amici trascurati. Forse non è solo questione della donazione. Magari il caldo improvviso, chissà: ma non basterebbe un branco di manzi argentini, per reintegrare!

12 aprile, 2007

FINOCCHIO FRAGOLE E ACETO BALSAMICO


 
Non ho trovato un'immagine in cui finocchio e fragole fossero insieme. Erano insieme ieri sera, nella mia insalata. Mi trovo a disagio nei ristoranti fini, quelli in cui dovresti apprezzare il gusto, più che sfamarti.. Piatti quadrati, musica jazz.. Andrea Tinti con la maglietta dei Joy Division (meno male: almeno un punto fermo). Lei si chiama Elisabetta Cucco. Scrive libri e altre cose, di musica. E' accompagnata dal suo uomo e dalla sua bimba, Bianca, che mi chiede subito se sono fidanzata.. Gulp! Ma l'intervista non la dovevo fare io? Il quadretto familiare mi scioglie un po' la mia naturale timidezza (!). E comincio a raccontare a Bianca di quando Alvaro, il mio San Bernardo, mi faceva scappare i fidanzati perché appoggiava le zampone sul finestrino della macchina, quando loro mi accompagnavano a casa, proprio un attimo prima del bacino della buonanotte. E Bianca rideva. Esce a sorpresa Enrico Lazzarini, che per tutti è il contrabbassista di Capossela. Per me è un uomo dolcissimo, che passava un sacco di tempo a suonare al Caffé Concerto. E mi raccontava che a sua figlia (6 anni) aveva spiegato la morte in questa maniera: "Papà, papà, cosa succede dopo che siamo morti? La maestra mi ha detto che si vola in cielo.."; "Beh, io non la vedo proprio proprio così.. Hai presente come quando lasci una bistecca fuori dal frigorifero, dopo qualche giorno?"; "Sì.."; "Bene.. una cosa del genere!".
La presentazione del libro è durata quasi un'ora, nonostante il particolare trascurabile che io non avevo letto il libro ("Vinicio Capossela: rabdomante senza requie"). E ho visto un ragazzo che per anni mi sono domandato chi fosse, in una foto fatta a me e a Gianca al M.E.I. di 2000 anni fa: si era intrufolato nella foto, e per un sacco di tempo mi sono chiesta cosa facesse lì. Ieri sera l'ho visto, e mi sentivo come Amélie quando ha scoperto chi era il fantasma misterioso delle macchinette delle fototessere.

06 aprile, 2007

TIGELLE



La preparazione comincia al pomeriggio, con l'impasto amorevole e la sensazione unica delle dita dentro questa stupenda materia cedevole. La pasta si amalgama, fino a raggiungere le dimensioni di un piccolo pallone da rugby, morbida e profumata di lievito. Coperta da un panno, lievita tutto il pomeriggio, mentre io sono a lavorare. E la sera mi accoglie, traboccante dalla terrina. Giro rapido di candele, lavanda nel brucia-essenze, Falanghina in frigo. Per me la sera più trasgressiva è stare a casa a mangiare e grattarmi la panza piena! Non so per quale motivo, i giorni prima di Pasqua sono un covo di inquietudine per molti.. notti insonni, nervosismi malcelati, ripicche e sbuffi scocciati. (Lo dico piano, ma) Io mi sento piuttosto tranquilla. Nel giardino crescono erbacce delle dimensioni di un bambino grande. Ma non voglio toglierle. Forse arriverà il giardiniere fattone dopo Pasqua, e ridarà un aspetto "gradevole" a quel lembo di terreno che è già diventato la vergogna del vicinato. Io me ne frego, e continuo a fare lo slalom tra giganteschi radicchi per entrare in casa. Domani di torna a Viadana, dopo la presentazione "ufficiale" al bel mondo del rugby formiginese, con il pranzo degli auguri alla Baracchina. Mi sento come alla vigilia del ballo delle debuttanti (anche se ho l'età di due debuttanti)..

04 aprile, 2007

LA FRITTATA E' FATTA


Sembra facile.. una materia che si addensa col calore! GRRRR.. ma quante frittate mi sono finite sbriciolate, sfrappolate, spappolate, bruciate, marmorizzate. Insomma: in vacca! Poche hanno ottenuto il privilegio di una doratura perfetta e l'omogeneità che si conviene a questo nobile piatto. Oggi è stata una di quelle volte, con mia somma soddisfazione. Corsa sotto la pioggia, senza occhiali (chiaro: se no avrei bisogno del tergicristalli): altra soddisfazione, nonostante il bruciore dei muscoli dal recente allenamento. L'accoglienza di lunedì, per il ritorno in palestra, è stata commuovente: la Katia non mi ha neanche salutato con il solito "Brutta stronza!", ma mi ha anche abbracciato. Si preparano gli esami da terzo dan, e come benvenuto mi sono anche prodigata a ripescare nei meandri polverosi della mia testa dove cavolo era finito Kanku-Sho.. Ho fatto una tesserina come quella della Coop, con 10 entrate in palestra, per quando riuscirò a chiudere bottega in tempi ragionevoli: lo so, è molto poco marziale.

03 aprile, 2007

PANINO AL PROSCIUTTO CON SALSA CAPRICCIOSA


Come fa un panino al prosciutto con salsa capricciosa a diventare la cosa da mangiare più buona del mondo? Basta svegliarsi presto alla domenica mattina, con un gran mal di testa (dovuto al pacco di Pelo della sera prima, che mi ha sbattuto mio malgrado in consolle fino alle tre e sblisga..) e zero voglia di fare colazione. Tutta l'agitazione di una trasferta in solitaria in un paese mai visitato (VIADANA!), mappa scaricata da indernette, e i Wolfmother a volume improponibile ("WOOOOMAAANNN!"). Telefono a Jennifer in pieno centro a Viadana, mentre esce la gente dalla messa delle Palme! Cielo grigio su, stomaco chiuso giù. Lei arriva bionda e sorridente.. sto già un po' meglio. Mi porta nel glorioso stadio dell'Arix, e nella Club House, dove troneggia la maglia gigante de I MICLAS (più o meno, magnar, bevar e andar a spas). Andiamo a Colorno per la partita Riva del Po - Cagliari: il campo è una palude resa ancora più insidiosa dalla partita dei pulcini di poc'anzi, che hanno provveduto ad eliminare la poca erba rimasta del prato. Le ragazze delle due squadre sono già indistinguibili alla fine del riscaldamento. Emozione, moltissima. Pochi ombrelli sopra le tribune. Ci sono "i fidanzati" tutti schierati, a vedere le loro belle. Uno arriva anche con la carrozzina: è il fidanzato dell'estremo, che ha avuto una bimba da due mesi, ed oggi è in campo (l'estremo, non la bimba). 8-0! E' la prima vittoria della Riva del Po, e la mia prima partita dal vivo di rugby femminile. Fango, carica, "arroganza", come la chiama la Jessica. I sorrisi si aprono su facce incrostate fino alle orecchie. Dopo gioca il Colorno contro l'Udinese. Serie A.. eh, questi sono grossi, e molto più veloci. Ma io vado dalle ragazze. Anzi, di nuovo alla Club House del Viadana, con la Jennifer, che mi fa fare anche un giro turistico per il centro. C'è la foto di Kayne Robertson in ogni vetrina di negozio. C'è un maxischermo in piazza che trasmette immagini e notizie di rugby 24 ore su 24. Questa è la città del rugby mica per niente! Alla Club House tavolo di ragazze: Nandika, Martina, la Luciana, la Jennifer, la Jessica e io. Pazienti, mi spiegano le cose che non capisco. Sono passata dal vuoto assoluto a sapere anche cos'è una touche veloce. Su Sky gira la partita del Treviso contro il Calvisano. E dopo quella dello Stade Français.. Ommamma, che abbuffata di rugby! Me ne torno a casa, con la promessa che le ragazze mi scoveranno un biglietto per la partita dell'Arix di sabato.. Che meraviglia!

30 marzo, 2007

SUSHI


Il ristorante giapponese di sera è più intimo, più spettacolare (col cuoco che si esibisce cella nobile arte di sfettolare con affilate lame, e via discorrendo).. più caro. A volte preferisco il bailamme del mezzogiorno con l'ab.. buffet, gli agguati al sushi di salmone che arriva ogni quarto d'ora e viene spazzolato via alla velocità del suono, l'odore tenace che rimane immancabilmente ancorato ai vestiti fino all'ultimo strato. € 9,80, acqua e caffé compresi. I Wolfmother a balla nella Pallina, che subisce l'urto, e infatti è partito il fusibile degli anabbaglianti. Sarà meglio metterlo a posto prima di stasera, visto il doppio appuntamento in programma con la cena di classe (ossignùr: è la prima dopo 15 anni) e dopo al Libera. Che diranno le signorine? Mah.. Vedremo domani. Per ora continuo a studiare il regolamento del rugby: ho addosso una carica che.. altro che pila di svolta! Pilone di svolta!

28 marzo, 2007

TAGLIATA GRANA E RUCOLA


L'immagine non rende giustizia alla tagliata di Seba. La tagliata di Seba è una fiorentina, coperta amorevolmente con sfilettature di grana e rucola fresca. Il massimo della vita è quando il sughetto della fiorentina impregna il formaggio. Mmmmmh. Il tutto annaffiato da un lambruscone G. Verdi, con tanto di storia della nascita del grande musicista appesa all'etichetta della bottiglia con un cordoncino.
Ho telefonato al presidente del Formigine Rugby: se non esiste una squadra di rugby femminile a Modena, perché non farla, mi dico?! In fin dei conti direi che tra due province (hanno tirato via anche il rugby a Reggio..) una ventina di pazze furiose ci potrebbero anche stare. O no? Vedremo. Buono anche il Cointreau sull'ananas..

26 marzo, 2007

RISOTTO PRIMAVERA

Ci viene un bel po' di sapello, per prepararlo..
Asparagi (solo le punte), piselli, fagiolini, carciofi, pomodori, patate, un ciuffo di lattuga, una carota, una cipolla ed costa di sedano. E olio e parmigiano grattugiato.
Pulite e lavate tutte le verdure. Tagliatele a cubettini. Mettete sul fuoco una casseruola con olio e burro e fate soffriggere un trito di cipolla e sedano; aggiungete poi tutte le verdure e lasciatele cuocere a fiamma bassa per circa 10 minuti aggiungendo, quando serve, una mestolata di brodo. Mettete poi i piselli e le punte degli asparagi, e dopo il riso; sempre mescolando (la patata tende a far attaccare tutto con una certa facilità) ed unendo ancora qualche mestolo di brodo bollente, portatelo a cottura. Alla fine, aggiungete una manciata di parmigiano.
Ci vuole un bel po' di sapello a prepararlo, ma quando lo si prende già pronto basta anche solo una mezzora. Mezzora.
E' tutto quello che siamo riusciti a ritagliarci io e il Gigante per questo fine settimana da paura.. Venerdì sera inaugurazione del Central Park. Sabato pomeriggio Radio Format a Nonantola. Vibra al volo, in tempo per farmi quasi investire da Lelli, con in macchina una simpatica vagonata di inglesi. E di nuovo al Central Park, per il secondo round.
Con in più l'aggravante del cambio dell'ora.
Stamattina il caffé sembrava acqua fresca.

19 marzo, 2007

SPAGHETTI ALLO SCOGLIO CON OCCHIALI


Domenica mattina. Da quanto tempo non ne vedo una come inizio (e non come buonanotte).. L'aria frizza, il caffè è buono al Central Park. Quasi quaranta persone e una corriera solo per noi, come una gita di scolaretti molto cresciuti. Il clima è proprio da vacanza, con i più togo che vanno a prendere i sedili in fondo. Pranzo monumentale, col Comandante che dovrebbe tenermi d'occhio, in mancanza del Gigante, e invece continua a versare Chardonnay come se piovesse. Il risultato è la ricetta inedita di cui sopra: i miei occhiali nella spaghettata! Ma si vede che era destino che i miei fidi amici con la montatura rossa dovessero rimanere lì a Cervia (o no? o nelle tasche di una furbetta? Il sospetto ce l'ho..). Nell'incontro di wrestling in spiaggia col Cippo li perdo definitivamente. E il fatto che me ne accorga solo dopo un po' di tempo è un buon indice della mia presenza di spirito in quel momento. Ritorno in catalessi, sulla corriera.. con buon repertorio, dalla Gigiaza alla Fèra ed' San Lazèr. Oilììì oilàaaaaaa...

16 marzo, 2007

FUNGHI FRITTI

 Diceva il buon JC (era Frank Zappa, per la verità, ma la citazione ha superato la fonte): qualsiasi cosa fritta diventa automaticamente buonissima. Non sempre, per la verità: ma in certi casi come dar torto al buon Zappa/JC? I funghi fritti, per esempio. E' da stamattina che ci penso.. posso cercare di impegnare la mia testa in mille pensieri, ma quello dei funghi fritti diventa automaticamente prevalente. Il Gigante passa tra due ore per andare a mangiare, ed io ho già fame adesso. Adesso? Da stamattina, con quell'orribile caffé al volo in stazione a Bologna.. Corridoio stretto e ingombro di storie, quello del Tribunale per i Minorenni. Io cerco di alleggerire l'atmosfera (malamente) intontendo Federico con le mie chiacchiere, dall'udienza di ieri con tre giocatori di rugby (eh, lo so! Scivolo lentamente verso l'ossessione), alla partita di domani Italia-Irlanda, proprio per il Saint Patrick Day, alla scoperta che esiste anche il Beach-Rugby.. Penso: meglio! Cascano sulla sabbia, e non si fanno male.. Mi risponde, l'esperto: col cavolo, il piede si incaglia nella sabbia e si gira il ginocchio.. Ahia. Però giocano a torso nudo! Funghi fritti, funghi fritti, funghi fritti.

10 marzo, 2007

BIRA!


Adoro la birra. Bionda e rossa. E la Guinness. Quando mi siedo sulle sedie adorate della mia Queen Brasserie, Franco arriva con una Devil's Kiss (come resistere ad un nome del genere). Alla Festa della Libertà a Zocca sono arrivata a quota 8 litri (pronto?). La spina familiare del Vibra. Ieri sera è stata un fiume, al Kalinka. Nel senso che avevano qualche piccolo problema di schiuma, e ne ho vista uscire fino a tracimare dal bancone, riempire grosse bacinelle e scorrere via senza essere bevuta. Sigh.. sono riuscita a salvare da questo scempio solo 3 o 4 medie. E Hitchcock ad anninciare la vittoria di Zoe Lea per la finale dell'ItaliaWave. E l'asciugamano bagnato del chitarrista di Marta Sui Tubi. E donzelle sognanti e cantanti. E Van Washington, il bassista di Jacarè, con quei due meravigliosi denti davanti separati da un bello spazio vuoto. E la panza a panza di me e il Tuareg, sudati e sfiniti dopo un giro della morte che ha piaciuto, emmeno male..

08 marzo, 2007

FILETTO DI MANZO AL PEPE ROSA


E' quello che ha ordinato ieri sera Pietro Canali. Tutti gli altri più leggeri, prima del concerto: ste acustico di Moltheni, Bob Corn e Egle Sommacal. Sono agitata quando mi chiamano a fare la giornalista: ma è la sensazione buona della paura del nuovo. Amavo essere lì in quel momento, le luci del palco non sono per me, ma mi scaldano allo stesso modo. Il concerto è stato molto bello: la prima intervista a Tiziano, che ridevamo come due bimbi. Moltheni l'avevo già ascoltato, in dimensione gruppo, poco tempo fa alla Tenda. Ed Egle Sommacal.. Egle Sommacal, dopo una vita. Sia con Massimo Volume, sia con Ulan Bator. Qui il racconto completo della serata.

16 febbraio, 2007

SPIEDINI DI PESCE ALLA GRIGLIA



Maledizione, ci sono cascata un'altra volta.
Così come era arrivata, spero sempre che vada via. Era arrivata un ultimo dell'anno: gran magnata di pesce, al mare. E una sensazione strana dopo: mi sono ritrovata, a mezzanotte, mentre tutti festeggiavano, abbracciata ad un cesso, in preda al più sconvolgente subbuglio organico che mi fosse mai capitato. La sentenza: allergia! Non "allegria!" come direbbe il buon Mike.. ma proprio allergia, nuova di pacca insieme con la mia nuova seconda decade di anni.. E da quel triste capodanno, mi porto dietro questa maledizione, che mi tiene lontana (o dovrebbe) da totani, seppie, polipi, moscardini ed assimilabili. Ma la mia carne è debole, soprattutto in fatto di pesce (e chi ride, non dovrebbe). Tutte le volte che vedo un anello fritto e fragrante di totano, tutte le volte che vedo una zuppa densa da dove sbucano tentacoli fumanti come anelli di paradiso, tutte le volte che inciampo in una gratinatura assassina.. CI CASCO, dicendo che tanto non succederà. Stavolta. E invece succede, porco cane, TUTTE LE VOLTE! E gli occhi si aprono nel mezzo della notte, implacabili: lo stomaco è in fiamme, come se avessi inghiottito braci ardenti. Nessuna possibilità di dormire per il resto della notte. Un nervoso, contro me stessa, senza scampo: come è senza scampo la febbre che mi arde dal di dentro.
E tutte le volte sembra quasi che passi indenne: eravamo rimasti fino a mezzanotte a guardare un interessantissimo documentario su Nicola Pende e la pura razza italiana (!!!). Mi ero appisolata, sulla Grancula, sonnecchiando sui miei pensieri: come cavolo avranno fatto a tirare fuori questa storia della razza italiana, da un popolo miscellaneo, invaso da mezzo mondo.. mah! Razza sana, forte, e di robusta costituzione. Tanto che basta un anellino di totano per sbatterli al tappeto.

15 febbraio, 2007

TURTLEIN E TURTLAZ

 
Ahi.. croce e delizia! Da buona emiliana DOC, non esiste pranzo di domenica senza un cerchio numeroso e familiare di piatti fumanti sulla tavola. Ma c'è anche molto di più: c'è un chiacchiericcio fitto fitto di signore con scialli di lana fatti all'uncinetto. C'è un foglio di pasta gialla uniforme che esce da mattarello, su cui il palmo della mano si vede in controluce con un'ombra appena accennata. C'è il dito che ruba nella ciotolona del pesto.. E c'è una grande vergogna: da piccola, mia nonna ha provato tante volte a farmi fare i tortellini. Ma non mi venivano mai. Troppo ripieno, troppo poco, tortellini tristi, sghembi, precari e apribili.. E così sono diventata una "rezdora" a metà. Ma non è mai troppo tardi: i ragazzi di Bosco Albergati organizzano il corso di recupero. "Corso pratico di preparazione della sfoglia e chiusura del tortellino, a mano, nel rispetto della tradizione". 4 serate, i venerdì di marzo. C'è tempo ad iscriversi fino al 20 febbraio. Telefonando al 349.8321802.

10 febbraio, 2007

SPREMUTA

 
Quando la chiedi al bar, ti guardano in cagnesco. Perché ci vuole un po' di preparazione e dopo c'è un sacco di roba da mettere in lavastoviglie (beh, proporzionalmente al risultato, s'intende). Sarebbe tanto più semplice ordinare un bel succo d'arancia compero, tòc del tappo che si svita ed elegante travaso nel bicchiere. E invece no: mannaggia a tutti i pavidi che temono i mali di stagione. Un etcì, e già si brama la vitamina C in tutte le sue forme. Ma chissà se è vero che la vitamina svapora dopo appena 7 minuti dall'avvenuta spremuta dell'arancia? Per non sbagliare, si ingolla tutto d'un fiato. Senza zucchero, mi raccomando. E no, non ci voglio dentro un po' d'acqua minerale, grazie.
Ieri sera seconda serata di selezione del già Arezzo Wave, ora Italia Wave. Mi hanno messo alla gogna per una mia malsana predilezione (che, per vero, ho definito più che altro "tenerezza") per una masnada di rockers vecchio stampo, un po' fracassoni e fuori moda. Ma che male c'è? It's only rock 'n' roll.. rilassatevi e godetevela, che siamo qui per divertirci. Il Tuareg era teso come un pugno ossuto puntato ad antenna contro il cielo (citazione). Ma verso la fine della sera è riuscito per fortuna ad abbassare la guardia, complice anche un giro della morte musicale come non se ne vedevano da eoni.. Caro il mio isterico: metti pure a nanna il cervello, che il tuo cuore è caldo come il centro della terra.

08 febbraio, 2007

LA COTOLETTA



La cotoletta è un gesto d'amore.
Me la fa la Ninni, quando sono a pezzi. Se sto bene, va di minestrone (con le croste di Grana fatte ammorbidire dentro, e me la vedo mentre col mestolo va a cercare, in modo da farmela sempre arrivare "casualmente" nel mio piatto). Ma se il colorito delle guance tende al verdino, l'unico rimedio è la cotoletta. Lei comincia alla mattina presto: batte la carne ben bene, e la ammolla nell'uovo tutto il giorno, mentre lei è al lavoro, in modo che l'uovo entri in tutte le fibre della carne. Eppoi non so come sia, ma la sua panatura è la porta del paradiso: crocca tantissimo. E' una corazza a carne tenera. Non ha un grumino, una sbavatura. E' perfetta.
Anche ieri sera sono andata di cotoletta. Abbiamo varcato la soglia della Queen Brasserie io e Fabbri insieme: a momenti, a vederci di nuovo insieme, a Franco e la Lella gli veniva una sincope. Poi tutto regolare, ci hanno sfamato come duemila altre sere. Io ho preso la cotoletta, e ho pensato che con Fabrizio non l'avevo mai presa. Un volto così familiare, eppure non ritrovo più quel profilo come una volta.. Nove mesi di distanza, non mi sembra neanche vero. Ho pianto solo una volta, quasi verso la fine. Stavolta sono stata quasi brava..

08 gennaio, 2007

SUPER SIZE MENU

L'odore dei fast food è ingannevole come la foresta di colori e animali che abitano in quei luoghi di perdizione: affascinanti e pericolosi come la casa di marzapane per Hansel e Gretel. L'odore ti entra prepotentemente nelle narici, ti stimola una fame immediata e immotivata. E se cedi alle lusinghe, il cibo ti si incolla alle pareti dello stomaco per ore interminabili. E l'odore diventa nauseante, invadente, insopportabile.
Ho visto in colpevole ritardo Super Size Me: e oggi ero già in erboristeria a comprare una tisana disintossicante al tarassaco, liquirizia e gramigna.
Ecco, l'impressione è opposta a quella del McCibo: odore e aspetto non invitante, ma quando scende calda calda nella pancia, addolcita da miele d'acacia, è buona due volte. Buono il sapore sul palato e buona la sensazione di aver fatto qualcosa di buono per te.
Sì, lo so. Sono una malata mentale.

02 gennaio, 2007

La-la-la-la-LASAGNA, You want-a some-a LASAGNA

Lasagne.. a dire la verità non mi sono mai piaciute! E' questo il bello: uno aspetta le feste per mangiare qualcosa di buono, di speciale. E invece le lasagne, per me, sono una forzatura: tutta quella besciamella che cola da tutte le parti. Il ragù bollente che di solito ustiona il palato. La pasta scotta e paciugona. Poi.. mangiata con le posate ed i piatti di plastica. Sotto un tendone di plastica. Con un vino da hard discount. Triste? No, anzi: un ultimo dell'anno bello, tutto sommato. Eravamo a Soliera, con i turnisti e i ragazzi del Dude (c'erano anche i Bermuda, da qualche parte.. ma non ne sono sicurissima: al centesimo concerto dei Bermuda ho pensato bene di passare il u-turno, 'sto giro, se mi concedete un piccolo gioco di parole). Ho scoperto la macchina fotografica Lomo, che fa le foto bombando le immagini, come i video dei Beastie Boys. Ho scoperto che Zanna può anche mettere in pista Cuore Matto. Ho visto l'alba e mi sono svegliata col buio.